Il tormentone – Acerbo e il Ponte del Mare: siamo in pieno surrealismo.

Questa storia della “primogenitura” di Maurizio Acerbo dell’idea del ponte del mare è davvero surreale, e anche un po’ ridicola. Perchè è noto che ben prima che lui la facesse sua, ci sono state in città proposte e progetti pubblici in quella direzione da parte di più di un soggetto professionale. Sono in grado di dimostrarlo. In tanti, e non solo a Pescara, hanno parlato di un ponte pedonale, soprattutto come scelta alternativa al tunnel carrabile quando ques’ultimo fu proposto dalla giunta Pace. Sicuramente in molti lo ricordano. Quella del ponte pedonale è un’idea che, come tante altre, non appartiene a qualcuno in particolare, ma ad una sorta di saggezza collettiva che ad un certo punto è diventata una scelta condivisa.
Che poi furono Rifondazione (Acerbo) e il sottoscritto a fare inserire tale scelta nella Variante al Prg, dopo averla avuta vinta sul partito della Margherita, è vero. Ma è tutto qui.
Quello che è successo dopo è opera soprattutto di Luciano D’Alfonso, a partire dal riconoscimento dell’importanza di questo tema urbano e dalla scelta accurata e lungimirante del progettista Arch. Walter Pichler, suggerito a Luciano dal Prof. Enzo Siviero, grande studioso e esperto di ponti dello IUAV di Venezia.
Il mio personale ruolo fu quello, non marginale, di accogliere e organizzare nel modo migliore, in qualità di assessore-tecnico, le competenze e le risorse umane coinvolte, con l’occhio rivolto al risultato del lavoro progettuale. Ma chi ha voluto con caparbietà realizzare quella magnifica struttura funzionale è stato, senza possibilità di smentita, il Sindaco D’Alfonso. Punto! Oltretutto non si capisce proprio perchè Acerbo ne parli solo oggi, a cinque anni dall’inaugurazione, e non ne abbia parlato finora. Io credo che non ne abbia mai parlato perchè Rifondazione non ne voleva sapere del ponte del mare. In particolare non ne voleva sapere di “quel” ponte, quello cioè progettato, fatto finanziare e costruito dall’Amministrazione D’Alfonso, questa è la verità. Adesso c’è ben poco da rivendicare!
A Maurizio, che continua ad essere offensivo nei miei confronti, dimostrando di non praticare nei fatti alcuna alternatività di pensiero, voglio dire che io non ho cambiato nessuna delle idee sostanziali che mi hanno portato nella vita ad espormi per questa città e per il suo territorio, per il diritto alla bellezza e ad una vita migliore per tutti. E senza guadagnarci niente, se non l’apprezzamento di chi generosamente me lo ha accordato.
Il fondamentalismo è una posizione che ho sempre rifuggito a favore della laicità, che ha il grande privilegio di rendere liberi e di orientare la propria azione verso l’obiettivo di un concreto cambiamento possibile, dell’agire e poter realizzare il meglio, seppur lottando nelle difficoltà di una realtà complessa.
Le posizioni identitarie sono legittime, ma a mio avviso il loro contributo alla trasformazione della realtà è pressocchè nullo, soprattutto in questo momento. E sanno essere anche meschine quando sono inchiodate alla necessità di conservare il proprio consenso interno.
Se sono intervenuto su questo tormentone del ponte del mare è perchè sono stato tirato in ballo in malo modo da Acerbo nella ormai nota trasmissione di Rete 8. Oltre che una testimonianza “pro veritate”, la mia è stata una necessaria replica alle sue strumentali offese.
Acerbo, invece, ne ha tratto una conferma della “sua” idea di primogenitura del ponte, che dire? Ognuno ha il diritto credere quello che vuole.

Pescara, 20.05.2014 Tommaso Di Biase

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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