Il passo indietro del vescovo D’Ercole

Dercole Giovanni vescovoIl vescovo ausiliario dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole è stato ascoltato dalla polizia come persona informata sui fatti, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica dell’Aquila scattata in seguito alle dichiarazioni choc che lo stesso prelato aveva reso martedì scorso, a proposito di un presunto allarme prostituzione minorile all’Aquila. Il vescovo aveva sottolineato di aver ricevuto la testimonianza di un medico aquilano che lavora all’ospedale San Salvatore, del quale non ha voluto rivelare le generalità. Anche davanti al capo della squadra mobile dell’Aquila, Maurilio Grasso, ha tenuto ancora segrete le generalità facendo intendere di aver avuto la testimonianza nell’esercizio delle sue funzioni di sacerdote. Nel merito, il prelato non ha fornito particolari utili per risalire a fatti precisi e persone coinvolte: in sostanza avrebbe fatto retromarcia precisando che, parlando di prostituzione minorile, si riferiva non a rapporti sessuali tra un adulto e un minore in cambio di soldi, bensì a insani rapporti sessuali tra minori. L’inchiesta, almeno per quanto riguarda il caso sulle baby prostitute aperto da D’Ercole, si chiude con la convocazione del prelato. Il Pm titolare dell’inchiesta, David Mancini, potrebbe archiviare il caso già nei prossimi giorni.”La mia denuncia riguarda quell’ insieme di ‘relazioni pericolose’ fra minori con comportamenti sessuali, e non solo, che sono profondamente disordinati e costituiscono spesso l’ anticamera dello sfruttamento della prostituzione”. Queste le dichiarazioni rese da D’Ercole, in una nota diramata ieri: “Debbo precisare che i fatti di cui sono venuto a conoscenza non si riferiscono ad abusi da parte di adulti nei confronti di minori, né tantomeno a casi di sfruttamento di prostituzione minorile”. E aggiunge: “Come da più parti oggi viene sottolineato questa è una vera emergenza educativa che sommata a quella sociale ed esistenziale, costituisce un serio rischio per i ragazzi. Quando si verificano episodi clamorosi come questi, registrati purtroppo anche in altre città, emerge il forte disagio dei giovani”. Nel ringraziare “la stampa che ha voluto riprendere questa mia denuncia”, il vescovo ausiliare si augura che “grazie anche a questa mia segnalazione, questi fenomeni possano essere prevenuti”. “Con queste precisazioni intendo dunque ricondurre alla verità la mia denuncia che rimane chiara e ferma, perché possa suscitare in tutti la consapevolezza di dover investire sull’azione di prevenzione e di educazione che coinvolga in primo luogo le famiglie e poi tutte le istituzioni e le agenzie educative dalla scuola, alle pubbliche istituzioni, alle forze dell’ordine, alla comunità cristiana, ai media, alle associazioni di volontariato, ecc”. Il prelato, riferendosi all’intervento di martedì, ricorda il passaggio sul disagio umano e esistenziale in Abruzzo e all’ Aquila e provincia in particolare, anche in seguito al sisma. “A questo punto – dice – ho fatto riferimento al disagio degli adolescenti che, qui come altrove, conosce il fenomeno preoccupante dei minori che talora per una ricarica di cellulare e per 100 oppure 200 euro possono giungere anche a prostituirsi. Ho citato a conferma la confidenza di un medico dell’ospedale aquilano che mi aveva parlato di circostanze preoccupanti di cui lui era venuto a conoscenza. Sull’identità del mio informatore e sulla vicenda per ragioni legate alla mia missione di sacerdote ho mantenuto l’assoluto riserbo”.

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