Il processo bis alla Commissione Grandi Rischi che ha già visto condannare in primo grado per omicidio colposo i sette sceinziati é tutto incentrato sul ruolo che ha avuto l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso nel contenuto del famoso verbale della riunione del 31 marzo 2009, nel quale, in un unica pagina A4 si rassicurava la popolazione de L’Aquila, da mesi vittima di un interminabile sciame sismico ed in preda al panico più totale, che non c’era nessun allarme immediato. Un ruolo, quello di Bertolaso, che emerge da un paio d’intercettazioni, pubblicate dal sito de “L’Espresso”. La prima tra Bertolaso e il vice presidente della Commissione Grandi Rischi Franco Barberi. La riunione é appena terminata e Barberi sta tornando a Roma, parla al telefono con Bertolaso: “Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto – dice Barberi – i terremoti non si possono prevedere” in risposta ai segnali che da giorni mandava il tecnico dell’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia Giampaolo Giuliani. In una seconda intercettazione emerge chiaramente che lo scopo era proprio quello di smentire Giuliani, piuttosto che tenere moderatamente in allerta la popolazione: “abbiamo detto che non esistono strumenti per la previsione” dice Mauro Dolce responsabile del settore rischio sismico della Protezione Civile a colloquio telefonico sempre con Bertolaso, per negare le preoccupazioni di Giuliani si finì, in sostanza, per negare il rischio di un terremoto che cinque giorni dopo, invece, si manifestò in tutta la sua violenza. Come già evidenziato in un’altra intercettazione Dolce e Barberi chiamarono Bertolaso per rassicurarlo che l’ordine da lui dato di smentire Giuliani, piuttosto che dare segnali concreti alla popolazione, era stato eseguito alla perfezione. Da qui l’iscrizione di Bertolaso nel registro degli indagati. Ieri l’incidente probatorio in tribunale con l’audizione di sei dei sette scienziati chiamati a testimoniare. A giorni la decisione del Gip Giuseppe Romano Gargarella se mandare a processo o meno Guido Bertolaso con la stessa ipotesi d’accusa, ovvero omicidio colposo.
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