Il fiume tra inquinamento e rifiuti: è la triste sorte del Pescara che attende una cura definitiva. Nell’area dell’ex draga, insistono quintali di rifiuti edili scaricati illegalmente, come denuncia Roberto Ettore di Sel che paventa la possibilità di un vero e proprio rischio, in caso di esondazione, per i residenti della zona. “Chi ha scaricato quei rifiuti deve essere punito”, dice Ettorre. Ci sono calcinacci ovunque, sanitari, carrozzine e disperati che vivono, si fa per dire, ai margini della città, sulle sponde del fiume, tra siringhe e rifiuti, ai piedi di ciò che resta dell’ex draga. E sul paventato allarme mercurio all’interno dei mitili nei pressi del porto, l’Arta, l’Agenzia per la Tutela dell’Ambiente, precisa che non è di certo una novità e che da circa cento anni, il mercurio è presente nell’asta fluviale del Pescara. Ma, prosegue l’Arta, dal 2008 è cessata la produzione nel Polo chimico di Bussi che ha originato tale inquinamento. Dunque la presenza di questo agente sarebbe in diminuzione e rappresenterebbe un colpo di coda del fenomeno. Tuttavia gli ambientalisti continuano a chiedere l’immediata bonifica del sito – discarica di Bussi. Il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, lo ha ribadito, in questi giorni, a gran voce e sembra, si spera, dare un’accelerata all’operazione. Il Pescara è uno dei fiumi più lunghi che sfociano in Adriatico, oltre a rappresentare la storia di una città e di un comprensorio. Il fiume che ha accolto le spoglie di San Cetteo, Patrono di Pescara, gettato a monte e ritrovato a valle dagli stessi abitanti; altri tempi, VI secolo, ma con una preghiera unanime, di salvare il corso d’acqua, se non grazie a un miracolo, poco ci manca.
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