Un intero caricatore esploso contro le sue vittime, tre proiettili hanno raggiunto sua figlia, Senade di 21 anni, uno solo, fatale, contro sua moglie Fatime. Questo l’esito dell’autopsia eseguita dal medico Paolo Agnifili, ieri, mentre, sempre nella giornata di ieri, l’assassino, Veli Selmanaj, 46 anni kosovaro, é stato ascoltato a lungo dal Procuratore della Repubblica di Avezzano Maurizio Cerrato e dal Sostituto Procuratore Guido Cocco. Un omicidio per difendere il proprio onore, così avrebbe argomentato Selmanaj, dopo essere stato allontanato per presunti abusi, aveva scoperto che la sua immagine era stata rimossa da tutte le foto di famiglia e questo non poteva sopportarlo. Il sospetto degli inquirenti é che il progetto omicida non si sarebbe esaurito l’altra sera sul piazzale del supermercato Todis di Pescina. Nella sua auto, infatti, sono stati trovati, oltre l’arma del delitto, un’altra cinquantina di proiettili, non é escluso che l’uomo avesse in animo di sterminare tutta la sua famiglia, a questo punto decisivo l’arresto effettuato dai carabinieri di Pescina coordinati dal comandante Rocco Alì. Rinchiuso nel carcere di S.Nicola ad Avezzano Veli Selmanaj, difeso dall’avvocato Davide Baldassarre, continua a rigettare la premeditazione e soprattutto si dichiara estraneo dalle infamanti accuse di abusi e maltrattamenti. Le indagini sono coordinate dal colonnello Savino Guarino e dal capitano della compagnia di Avezzano Enrico Valeri.
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Fatime e Senade sono kossovare di 45 e 21 anni. Vivono in Marsica da qualche anno, a Pescina; lavano ortaggi, lavorando per un’azienda del Fucino. Hanno fatto la spesa e si apprestano a rincasare. Nei sacchetti del supermercato hanno messo forse un po’ di pane fresco, forse delle verdure e del formaggio per l’imminente cena e forse del latte per la colazione dell’indomani. A casa le aspettano due ragazzi e due ragazze fra i 13 e i 28 anni, figli di Fatime, fratelli di Senade. Non un padre, non un marito, allontanato dalla famiglia quando Fatime, dopo anni di soprusi e di violenze sessuali consumate sulle figlie, ha deciso di abbandonare quell’uomo che avrebbe dovuto proteggere e amare la sua famiglia. Ma a Veli Selmanaj, 46enne anche lui kossovaro, quel rifiuto, avallato dall’allontanamento forzato che i giudici gli avevano imposto dopo la denuncia delle donne, le sue donne, proprio non era andato giù. Si era trasferito in Germania per cercare lavoro, ma era tornato qualche mese fa per sbrigare le pratiche della separazione e in lui si era riacceso tutto il rancore, probabilmente mai spento, per quel rifiuto sbattuto in faccia. Allora insegue le sue donne; le aspetta uscire dal discount della località Terramozza di Pescina; attende che carichino nel portapacchi dell’auto le buste con quelle provviste; e infine spara. Tre colpi di pistola raggiungono Senade, uno Fatime. Le uccidono, lasciandole riverse nel parcheggio del discount, sotto gli occhi increduli dei presenti, impossibilitati a evitare la morte delle due donne. Veli ha compiuto la sua missione, ha riparato l’offesa subita. Può riporre nell’auto la sua arma, una calibro 22 che risale ai tempi della guerra nell’ex Jugoslavia, e andarsene, raggiungere indisturbato un bar della frazione Venere, dove dopo qualche ora lo raggiungeranno i Carabinieri. “Le ho uccise io”, dirà ai militari e il cerchio si chiuderà con quella gelida ammissione di colpa che non lascia spazio ad alcun dubbio.
A gennaio a Bazzano, all’Aquila, si era consumato un delitto fotocopia: Orjeta viene uccisa insieme al suo nuovo compagno per mano dell’ex marito, appostato nel piazzale di un supermercato.
Anche Orjeta, come Fatime e Senade, è ormai un nome inserito nel lungo elenco delle vittime di quest’estrema violenza di genere che ha nome femminicidio e che col duplice omicidio consumatosi ieri sera intorno alle diciannove nel comune marsicano di Pescina, sale a quota 102. Le due donne kossovare sono le prime due vittime di femminicidio dopo la promulgazione della nuova legge contro quest’estrema violenza di genere approvata dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica soltanto poche ore fa.
Il dramma, si dice oggi a Pescina, poteva essere evitato perché era già nell’aria, perché i segnali c’erano già tutti, perché l’omicida era già finito sotto processo per gli abusi perpetrati ai danni di due figlie, perché il pm ne aveva chiesto l’arresto, ma il gip aveva disposto soltanto l’allontanamento che ieri sera non è bastato a salvare Fatime e Senade.

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