Dagli anni ’80 quando dall’Inghilterra il governo fornì gratuitamente l’esame ad oggi, l’amniocentesi per donne in gravidanza resta la diagnosi prenatale più conosciuta per individuare una serie di anomalie genetiche, in primis la sindrome di Down. Ma le ricerche e gli studi effettuati nel corso di questi anni hanno fatto emergere un dato, in considerazione della natura estremamente invasiva del test, e cioè che solo in minima parte viene riscontrata la patologia, in particolare in donne oltre i 35 anni d’età, ciò significa che la stragrande maggioranza di questi esami, talmente invasivi da correre il rischio di perdere il feto, si rivelano al fine inutili. Da molti anni si sta lavorando alacremente presso il dipartimento di Genetica Medica dell’Università “d’Annunzio”, affinchè questo range venga ridotto il più possibile, e nel 2012, rispetto a tecniche più avanzate, sono state effettuate soltanto 219 diagnosi invasive, su un flusso complessivo di migliaia di pazienti, questo – come spiega il noto genetista, il professor Giandomenico Palka – in controtendenza con il dato nazionale, dove la diagnosi invasiva, rispetto ad altri paesi europei resta ancora troppo alta. Abbiamo a disposizione test sierologici migliori, – spiega ancora Palka – ed ancora più sensibili che vanno assolutamente utilizzati, basta un prelievo di sangue” Si é parlato anche di questo nel convegno di questa mattina presso l’auditorium del Rettorato, dal titolo “Nuove frontiere nella diagnosi prenatale il rischio ostetrico: valutazione ed operatività”, al quale hanno partecipato illustri ginecologi, ma soprattutto i principali collaboratori del Prof. Palka chiamati ad illustrare gli esiti delle ricerche svolte. In mancanza di una certificazione formale, ma forti delle pubblicazioni sulle maggiori riviste mediche al mondo, i genetisti della “d’Annunzio” per cosi dire benedetti anche dalle associazioni di settore come quella dei ginecologi italiani, rappresentati oggi dal professor Quirino Di Nisio: “Una frontiera certamente da percorrere quella tracciata dallo staff di Palka anche per quel che riguarda l’attenzione che riservano alla consulenza rispetto a quelle donne che, nonostante i rischi, preferiscono ancora il vecchio metodo dell’amniocentesi.”
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