video » Dia – Maxisequestro di beni in Abruzzo al fratello di Antonio Oliveri

angelucci mauro

diaLa Dia di Reggio Calabria ha sequestrato beni per un valore di 325 milioni di euro all’imprenditore oleario Vincenzo Oliveri, di 59 anni, con interessi nel settore alberghiero e della ristorazione anche in Abruzzo ed Emilia Romagna. Il sequestro preventivo è stato disposto dal Tribunale di Reggio Calabria sia perché l’ammontare dei beni sarebbe vistosamente sproporzionato, secondo gli accertamenti svolti dalla Dia, rispetto alle capacità reddituali dell’imprenditore e sia perché i beni aziendali e personali sono stati considerati provento del reimpiego di capitali illeciti. Vincenzo Oliveri ed il fratello Antonio (ex dirigente della Pescara Calcio), insieme al padre Matteo Giuseppe, nel frattempo deceduto, furono arrestati con altre tre persone nel luglio del 2010 con l’accusa di associazione per delinquere e truffa in relazione all’indebita percezione di contributi erogati in base alla legge 488. Il relativo processo è ancora in corso. Dalle indagini che avevano portato agli arresti erano emerse condotte penalmente rilevanti da parte di Vincenzo ed Antonio Oliveri attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Tra i beni societari sequestrati figurano il 50 per cento delle quote sociali e il patrimonio aziendale dell’albergo a 4 stelle “Grand hotel Don Juan”, sul lungomare di Giulianova; l’intero capitale sociale e il patrimonio aziendale dell’albergo “Villa Fiorita”, anch’ esso a Giulianova; il resort-ristorante “Il feudo degli ulivi” a Borgia (Catanzaro) e l’intero capitale sociale e il patrimonio della società “Borgia eolica”, con sede a Ravenna, titolare dell’attività di realizzazione, gestione e manutenzione di un parco eolico a Borgia. Sequestrati, infine, l’intero capitale sociale ed il patrimonio di alcune aziende del settore della lavorazione dell’olio.

DIA, “SEQUESTRATO META’ DI QUANTO RICHIESTO”
“Il sequestro di beni disposto dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dell’imprenditore Vincenzo Oliveri rappresenta, in termini di importo, la metà di quanto la Dia aveva richiesto”. Lo ha detto, incontrando i giornalisti, il capo centro della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone. “Aspettiamo dunque di conoscere – ha aggiunto – la determinazione della Corte d’Appello dellàAquila in merito alla richiesta di sequestro che è stata fatta per il resto dell’ammontare del capitale mobiliare ed immobiliare in capo all’intera famiglia Oliveri”. La parte di beni che è stata sequestrata è intestata, oltre che a Vincenzo Oliveri, ai figli Matteo e Giovanni, di 32 e 28 anni. “Il resto del patrimonio, di cui abbiamo chiesto anche il sequestro – ha detto ancora Ardizzone – appartiene ad Antonio Oliveri, di 48 anni, fratello di Vincenzo, da tempo residente a Giulianova, in provincia di Teramo. Il Tribunale di quella città non ha ritenuto di accogliere la nostra proposta e adesso attendiamo la pronuncia dei giudici d’appello”. Il gruppo Oliveri, secondo quanto riferito dagli inquirenti, detiene un patrimonio complessivo stimato prossimo ai 700 milioni di euro. “In questa occasione – ha detto ancora Ardizzone – il Centro Dia di Reggio Calabria ha applicato per la prima volta il codice antimafia novellato, che prevede il sequestro preventivo dei beni che appartengono a persone che vivono abitualmente di proventi illeciti”. “La famiglia Oliveri, che opera essenzialmente nel settore olivicolo – ha detto Sebastiano Lentini, capo settore investigazioni preventive della Dia di Reggio – si è resa responsabile di artifizi contabili, evasione di imposta e indebite percezioni di contributi europei, operazioni che non potevano sfuggirci. Abbiamo così deciso di monitorare la movimentazione dei beni e dei capitali del gruppo dal 1978 al 2011, facendo emergere la vera realtà contabile del gruppo Oliveri”.


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