Omicidio Bucco, punto a capo. Undici mesi dopo il delitto, datato 14 novembre 2012, non c’è stata l’auspicata svolta nelle indagini e, dunque, allo stato dei fatti, quello di Nicola Bucco, ucciso a coltellate nella sua casa di via Leopardi a Pescara, resta ancora un delitto senza firma. E, ovviamente, senza movente. L’ultimo appiglio investigativo era passato per l’iscrizione nel registro degli indagati di un marinaio tunisino, Rafik Ben Amri; nella sua abitazione erano stati trovati alcuni indumenti, due paia di scarpe da tennis e due coltelli a serramanico, con tracce di sangue sulla lama. Ma l’esame del DNA, affidato dalla Procura al docente della d’Annunzio Liborio Stuppia, ha escluso qualsiasi compatibilità con quello dell’operaio ucciso. Il tunisino aveva ammesso di avere conosciuto Bucco ma aveva respinto ogni coinvolgimento nel delitto. A questo punto le indagini della Squadra Mobile ripartono nuovamente da zero, con un’unica debole certezza: Nicola Bucco conosceva il suo carnefice visto che gli ha aperto tranquillamente la porta prima di essere ripetutamente raggiunto dalle coltellate.
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