Sono proseguite anche nelle ultime ore le perquisizioni ordinate dal Procuratore Capo di Pescara Federico De Siervo e dal sostituto Giuseppe Bellelli, ed eseguite dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato negli uffici amministrativi del settore Cultura della Regione Abruzzo, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Vate” che ha portato agli arresti domiciliari l’assessore Luigi De Fanis e la sua segretaria, e agli obblighi di dimora gli altri due indagati. Una certezza accompagna le indagini: non c’è soltanto il caso dell’imprenditore di Orsogna Andrea Mascitti nello scandaglio investigativo. Dagli elementi che hanno supportato l’ordinanza del Gip Maria Carla Sacco emerge una casistica decisamente più ampia. “Sono in molti nelle condizioni di Mascitti a dover passare da De Fanis e dalla Zingariello”, scrive il giudice, che fa riferimento ad altri 4 o 5 eventi connessi alla partecipazione dell’Abruzzo al Salone del Libro di Torino in occasione dei 150 anni dalla nascita di Gabriele D’Annunzio. Una “partita” che la Regione ha gestito direttamente senza affidamenti esterni, e per la quale esiste una cospicua documentazione, ritenuta “interessante” dagli investigatori. Ma il blitz scattato con le perquisizioni di martedì mattina si è esteso all’intera attività dell’assessorato sotto la gestione di De Fanis nell’erogazione dei contributi culturali, per verificare se il meccanismo delle fatturazioni gonfiate sia stato utilizzato in altre circostanze. Al vaglio tutto il plafond di finanziamenti della legge regionale 43, quella che eroga i contributi “a pioggia”. Sul punto, il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro ha evidenziato come questa legge sia stata finanziata per 780mila euro dalla Regione, mentre per la parallela legge 56, che prevede istruttoria e valutazione nel merito dei progetti presentati, sottoposti a valutazione di in comitato scientifico, la Regione abbia stanziato zero euro.
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