Tredici persone, tra cui amministratori pubblici, proprietari di immobili, professionisti e imprenditori, sono indagate dalla Procura dell’Aquila nell’ambito di un’inchiesta che riguarda un contributo di circa 2,4 milioni di euro destinato alla ricostruzione di uno stabile a Campotosto. Secondo l’accusa, l’immobile era fatiscente già prima del terremoto del 2009, come risulta, tra l’altro, da denunce per atti di vandalismo: quindi il finanziamento pubblico per la ristrutturazione, concesso per danni causati dal sisma, non era dovuto. Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di Finanza. Le persone finite nei guai rispondono di abuso d’ufficio e indebita percezione di contributi statali. Sulla base di indagini condotte dalla Finanza e coordinate dal procuratore dell’Aquila, Fausto Cardella, e dal pm Simonetta Ciccarelli, il GIP Guendalina Buccella ha disposto il sequestro di circa un milione e 200mila euro, importo pari al totale dei cosiddetti Sal (Stati di avanzamento lavori) liquidati finora, ovvero circa la metà dei contributi riconosciuti, oltre al sequestro preventivo del conto corrente dedicato acceso per le movimentazioni di denaro connesse ai lavori. “La vicenda ha fatto drammaticamente emergere la convergenza di interessi tra amministratori comunali, imprenditori, professionisti e proprietari in danno della collettività”, si legge in una nota del comando povinciale della Guardia di Finanza. E sono state proprio le indagini dei finanzieri dell’Aquila a rivelare che l’immobile, composto da sei piani e classificato, all’esito dei sopralluoghi post-terremoto, in categoria “E”, quindi gravemente danneggiato, era, in realtà, già fatiscente prima del sisma, come confermato da diverse denunce per atti di vandalismo presentate dai proprietari nel corso del tempo. Ma anche nella relazione tecnica allegata alla domanda di contributo presentata dall’amministratore di condominio era ben evidenziato tale stato di abbandono. E’ stato quindi necessario investigare sull’iter seguito dalla pratica, alla ricerca di responsabilità da parte di funzionari pubblici che, nonostante la mancanza dei requisiti richiesti per l’accesso ai finanziamenti di cui alle Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia, avevano comunque propiziato l’erogazione dei fondi. È così emerso che il Comune di Campotosto, nonostante un parere formale di senso contrario reso dalla Struttura Tecnica di Missione del Commissario delegato per la ricostruzione, aveva comunque trasmesso la pratica alla “filiera” nell’intento di ottenere il visto di regolarità amministrativa e giustificare,così, l’erogazione del contributo.Secondo l’accusa sono anche emersi evidenti conflitti diinteresse per ragioni di parentela diretta tra il responsabiledell’ufficio tecnico comunale deputato alla trattazione dellarichiesta di contributo e il rappresentante legale dell’impresa designata per i lavori. La documentazione acquisita nel corso degli approfondimenti è stata esaminata anche da un consulentedell’Autorità giudiziaria che ha confermato lo stato di abbandono e fatiscenza dell’immobile preesistente al sisma.

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