Dai 7500 dipendenti nel 2007 ai 3108 di oggi; delle 1317 imprese operanti sempre nel 2007, 577 sono fallite. Sono questi i numeri impietosi dell’edilizia nella Provincia di Chieti. Un vero e proprio dramma sociale che, se si considera la perdita di  4392 posti di lavoro, é assimilabile alla chiusura improvvisa di una multinazionale. Ma il grido di dolore dell’Ance va oltre le cifre e si trasforma in un vero e proprio j’accuse, quello del presidente Angelo De Cesare, contro la politica e le istituzioni. In particolare il mirino é puntato sul Comune di Chieti e su quanto accade o non accade all’interno dell’Ufficio Tecnico: “Non é possibile che un ufficio tecnico di un Comune sia aperto solo tre giorni e gli altri devi suonare al campanello e farti annunciare e se non sei persona gradita non ti fanno nemmeno entrare.” Questo, a quanto pare, accade in Comune da tempo alle prese, per scelta, evidentemente, del suo dirigente, con una sorta di inspiegabile ostracismo nei confronti delle imprese del territorio: “Se sei di Chieti a Chieti non puoi lavorare – denuncia De Cesare – basta andare in giro tra i cantieri della città e rendersi conto che le imprese vengono da ogni dove, Puglia, Campania, soprattutto, Lombardia, ma nessuna, dico nessuna, impresa di Chieti. E’ stato chiesto all’Ordine degli architetti – prosegue De Cesare – una terna poi ampliata di illustri professionisti da inserire nelle Commissioni d’appalto, salvo poi inserirci tre ingegneri ed un avvocato, per non parlare delle valutazioni tutte negative da quello ufficio, anche per imprese rinomate che svolgono lavori in tutto il mondo, addirittura una in particolare che sta realizzando la Camera di Commercio di Mosca non é stata ritenuta idonea per un appalto qui.” C’é qualcosa di marcio? Altrimenti una condotta del genere non si spiega: “Questo non lo so anche per questo dopo aver fatto numerosi ricorsi in sede amministrativa siamo pronti ad intervenire anche in sede penale.”