Dovrebbero giungere in settimana dai laboratori della Caserma Salvo d’Acquisto di Roma i risultati sulle analisi che gli specialisti del Ris hanno effettuato sulla montagna di reperti raccolti sulla scena del crimine nell’ambito della complicata inchiesta sull’agguato a Carlo Pavone, l’imprenditore italo venezuelano colpito alla testa la sera del 30 ottobre in Via De Gasperi a Montesilvano mentre andava a buttare la spazzatura. In particolare gli inquirenti coordinati dal Colonnello dei carabinieri Giovanni Di Niso e dal comandante Eugenio Stangarone cercano risposte sul sangue repertato dal coltellino trovato vicino al corpo di Pavone, su un fucile da caccia sequestrato, sui telefonini e sui computer della vittima. Risultati importanti perchè potrebbero avvalorare o smontare del tutto alcune tesi che gli inquirenti hanno già ben chiare, ma che, ovviamente, dovranno essere supportate da prove certe. Scartata definitivamente l’ipotesi di una lite con il vicinato, negli ultimi giorni ci si sta concentrando anche sul fronte economico: Pavone descritta come persona sufficientemente agiata, un pò per la sua attività, ma anche per la sua famiglia che in Venezuela é a capo di una delle più importanti aziende fornitrici di materiale elettrico del Paese. Si sta, da questo punto di vista, indagando su alcuni movimenti di denaro effettuati nei giorni immediatamente precedenti all’agguato del 30 ottobre.
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