video » Caso Grosso, la famiglia si oppone all’archiviazione

Polizia

donatella-grossoL’ennesima richiesta d’archiviazione, la terza, da quando, 17 anni fa cominciarono le indagini sulla misteriosa scomparsa di Donatella Grosso, la giovane studentessa svanita nel nulla nella notte tra il 26 ed il 27 luglio del 1996. A questa si oppongono fermamente, ancora una volta, i genitori di Donatella dopo che soltanto sei mesi fa il Gip del Tribunale di Pescara Maria Michela Di Fine aveva detto no ad una seconda richiesta d’archiviazione: “Dal 26 marzo, quando il Gip invitò la Procura a effettuare ulteriori accertamenti, al 3 luglio quando il Pm Cristina Tedeschini ha presentato l’ennesima richiesta d’archiviazione – precisa l’avvocato dei coniugi Grosso Giacomo Frazzitta – sono passati nemmeno due mesi e riteniamo che rispetto alle disposizioni del Gip la Procura abbia disatteso la sua ordinanza.” Per questo, proprio questa mattina, é stata depositata in tribunale la nuova opposizione che si concentra in 5 punti: “alla luce degli accertamenti chiesti dal Gip va completata l’attività tecnica di sondaggio dei terreni nella diretta disponibilità dell’ex fidanzato di Donatella, unico indagato, ed in quelli di proprietà della famiglia dell’altra compagna dell’uomo che all’epoca aveva una doppia relazione. Va fatta, inoltre, un’attività di escavazione alla presenza di archeologi forensi nella striscia di terreno non coltivata nei pressi della casetta rosa, quella indicata dall’anonimo interlocutore che nel maggio del 2012 telefonò da una cabina telefonica di Città S.Angelo il papà di Donatella dicendogli che le ricerche della polizia si stavano concentrando su una zona sbagliata. A proposito di questa telefonata viene chiesta anche l’acquisizione del tabulato per un periodo più lungo di almeno 6 mesi al fine di capire se il misterioso interlocutore abbia avuto modo di chiamare da lì anche l’indagato o persone riconducibili a lui. Si chiede, ancora, l’estrazione del Dna su alcuni reperti, un fuseaux, un foulard, una scarpa da donna, rinvenuti ad un metro e mezzo di profondità in un terreno di Casacanditella acquistato dall’indagato dopo la scomparsa di Donatella. Ed infine l’estrapolazione del Dna dalle impronte papillari rilevate sulla missiva inviata ai signori Grosso subito dopo la scomparsa della figlia.” Mario Grosso si dice anche disposto a pagare di tasca sua ulteriori accertamenti con sofisticate apparecchiature già disponibili ed individuate ma che possono intervenire solo se incaricate dall’autorità giudiziaria: “Finchè avrò un solo grammo di forza – dice Mario Grosso ormai ultra ottantenne – non mi arrenderò a cercare almeno le ossa di mia figlia.”


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