Atessa ha le SS. No, non è la doppia lettera dell’alfabeto presente nel nome della cittadina abruzzese, ma proprio quelle, le famigerate, quelle che nessuno, tranne – comunque troppi – cretini, si sognerebbe di ricordare. “Riposa in pace, capitano” si legge nel manifestino, il capitano è lui, quello che non merita di riposare né in pace né in guerra. Eric Priebke, lui, la pace con se stesso l’avrà pure fatta donandosi una giustificazione tanto ridicola quanto colpevole, ma è la Storia che non vuole saperne, altrimenti che maestra di vita sarebbe. E poi, diciamoci la verità, come scusa è pure ridicola, se non si riferisse ad una vicenda storicamente criminale. Un soldato non discute gli ordini? A pensare a tutti quelli che li hanno discussi eccome, e ci sono morti da galantuomini, verrebbe da strapparli con le unghie, i manifesti di Atessa, affissi senza autorizzazione e per fortuna subito rimossi. La stupidità criminale, quella invece, chissà se qualcuno riuscirà mai a rimuoverla.
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