Letueparole.it Edizioni inaugura la nuova collana Emergenza Teatro con la pubblicazione del monologo “Antigone in Agone”, della regista e attrice Mila Moretti. Alla presenza dell’autrice il libro sarà presentato a Pescara giovedì prossimo, 3 luglio alle 21, presso la libreria Libernauta, in via Teramo 27.
La riscrittura scenica del mito di Antigone firmata da Mila Moretti esplora il doppio contenuto, intimo e sociale, della tragedia di Sofocle. La dimensione intima si definisce attraverso la memoria di una famiglia distrutta e
ricompattata nella morte, mentre quella sociale si alimenta della ribellione di Antigone al potere costituito. Il risultato è un testo teatrale, ma anche letterario; il linguaggio immaginifico di Mila Moretti traduce in versi, con la potenza e la levità tipiche del teatro, l’essenza della vita, oscillante tra mito e quotidianità. La parole musicali accompagnano l’ondeggiare inquieto di una Antigone antica che si apre ad una Antigone moderna, entrambe nutrite dalla certezza che la vita non vada solo vissuta, ma anche guardata fino in fondo, in quel buio che la precede e la segue senza soluzione di continuità.
“A corto di ossigeno, in un ospedale di Volterra, ho cominciato a scrivere la mia Antigone. L’ho scritta in mente senza vergare una sola parola su carta, l’ho ambientata a Volterra, per assonanza istantanea e per amore geografico: lì il mio cuore era in tumulto. A Volterra. L’ospedale si chiamava Auxilium Vitae… sullo sfondo, panorama reale e simbolico, le sbarre della malattia mentale e i confini aperti del teatro. Ero completamente sola, ed era come se il destino avesse piani precisi per me. In realtà non sono mai stata sola. La ragazza in rivolta era con me. A Volterra. Come suona dolce e lontano questo nome…” – ha spiegato Mila Moretti.
Il mito narra di Antigone, figlia di Edipo, che viene murata viva dal tiranno di Tebe Creonte per aver dato sepoltura al fratello Polinice, morto in battaglia, reo di avere cercato di spodestare il tiranno e perciò condannato a non ricevere l’onore delle esequie. Seppellendo il corpo del fratello contro il volere dello zio Creonte, Antigone compie un atto di pietà, ma anche di giustizia. Seppellire quel cadavere significa contravvenire al volere della legge emanata dallo stesso Creonte, qui immaginato come governatore di Volterra. Per questa eroina forte e generosa si è spesso parlato di proto-femminismo, in verità il piano è sempre doppio: Antigone è mossa dalla pietà sia per la sorte di Polinice che per quella dell’umanità intera, sentita “come famiglia altrimenti senza destino”. Seppellire il corpo è dunque atto privato e pubblico insieme, un gesto topico attraverso il quale Antigone afferma la necessità di dire no ad un potere che impone la violazione della dignità e della memoria dell’essere umano.
“A corto di ossigeno, in un ospedale di Volterra, ho cominciato a scrivere la mia Antigone. L’ho scritta in mente senza vergare una sola parola su carta, l’ho ambientata a Volterra, per assonanza istantanea e per amore geografico: lì il mio cuore era in tumulto. A Volterra. L’ospedale si chiamava Auxilium Vitae… sullo sfondo, panorama reale e simbolico, le sbarre della malattia mentale e i confini aperti del teatro. Ero completamente sola, ed era come se il destino avesse piani precisi per me. In realtà non sono mai stata sola. La ragazza in rivolta era con me. A Volterra. Come suona dolce e lontano questo nome…” – ha spiegato Mila Moretti.
Il mito narra di Antigone, figlia di Edipo, che viene murata viva dal tiranno di Tebe Creonte per aver dato sepoltura al fratello Polinice, morto in battaglia, reo di avere cercato di spodestare il tiranno e perciò condannato a non ricevere l’onore delle esequie. Seppellendo il corpo del fratello contro il volere dello zio Creonte, Antigone compie un atto di pietà, ma anche di giustizia. Seppellire quel cadavere significa contravvenire al volere della legge emanata dallo stesso Creonte, qui immaginato come governatore di Volterra. Per questa eroina forte e generosa si è spesso parlato di proto-femminismo, in verità il piano è sempre doppio: Antigone è mossa dalla pietà sia per la sorte di Polinice che per quella dell’umanità intera, sentita “come famiglia altrimenti senza destino”. Seppellire il corpo è dunque atto privato e pubblico insieme, un gesto topico attraverso il quale Antigone afferma la necessità di dire no ad un potere che impone la violazione della dignità e della memoria dell’essere umano.

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