Non ne bastava uno, alle bucce già marcite dell’ex Cofa c’è il rischio che facciano compagnia anche gli scarti della Valle della Pescara, il centro agroalimentare che del Cofa aveva preso il posto. Chi l’ha realizzato ci credeva sul serio, ci credevano molto meno i grossiti, che temevano la spietata concorrenza dei colossi della grande distribuzione. Per l’inaugurazione era arrivato addirittura l’attuale presidente del consiglio, Enrico Letta, all’epoca ministro dell’industria. Da quel momento però passarono altri tre anni, prima che la struttura divenisse operativa. In tutto, c’erano voluti 15 anni dalla fondazione del consorzio e altri tre dopo la prima inaugurazione; per il taglio del nastro vero arrivò un altro ministro, Rocco Buttiglione. Comunque alla fine l’agroalimentare divenne realtà, e pure i 30 milioni di euro sonanti necessari per costruirlo. Che poi, reali mica lo erano tanto, se ancora oggi pesano, sotto forma di debiti, sul presente e soprattutto sul futuro dell’ortomercato. E pensare che i numeri erano imponenti, sui 17 ettari di terreno di fronte al casello autostradale di Villanova di Cepagatti avrebbero dovuto prosperare 36 stand, 24 ditte, un milione e 500mila quintali di merce movimentata annualmente, 200 addetti, 2000 persone al giorno, 75 milioni di euro di fatturato. Peccato che venne a galla il deficit, ripianato dalla giunta regionale, che oggi è chiamata di nuovo a riprendere per i capelli l’agroalimentare. «La volontà politica è quella di salvarlo, perché è un punto di riferimento economico per 5.500 agricoltori». Ha detto l’assessore regionale Mauro Febbo, al termine del CdA di ieri pomeriggio. «La proposta va verso la richiesta di liquidazione volontaria della società che oggi gestisce la struttura attraverso un concordato, per fare in modo che la Regione diventi proprietaria al 100% del capitale. Un’idea condivisa da tutto il CdA, che la vede come strada percorribile per uscire dalla difficile situazione economica, dalle rate del mutuo alle bollette, passando per fatture e pignoramenti. Magari si potesse cavare sangue dalle rape, nel senso degli ortaggi naturalmente: spremi spremi qualcosa di rosso esce, per una trasfusione efficace occorre plasma vero.
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