L’Aquila e il calcio – Di male in peggio…

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L’Aquila e il calcio – Con la retrocessione dell’Amiternina ci saranno tre compagini in promozione. E’ l’annus horribilis in città. Sarà la volta buona per programmare?

Per carità, L’Aquila ha problemi tanto grandi che lo sport in generale e il calcio in particolare possono passare in secondo piano. È il 2019 e basta questo per capire perché lo sport non è certo la priorità ma dal 25 aprile possiamo certificare l’hannus horribilis del calcio cittadino. Eh già, perché se in estate dopo il pessimo fallimento dell’incommentabile gestione Chiodi, dopo fantomatiche e simpatiche apparizioni di presunti salvatori della patria, dopo la nascita di una prima categoria da budget faraonici ma senza società vera ( ancora oggi), una sorta di appiglio di speranza c’era: l’Amiternina in eccellenza. Oggi neanche più quella. Cosa occorreva fare? Un semplice ma intelligente tavolo per programmare la rinascita del calcio aquilano. Neanche per idea: tra gelosie, ideologie e sopratutto tanta presunzione poteva mai prevalere il buonsenso? Certo che no. Lanciammo un’idea: unire le forze, ovvero costruire quel tavolo e tirare fuori una soluzione per ridare dignità al calcio aquilano accorciando i tempi dell’umiliazione delle categorie non consone ad un capoluogo. Capimmo che il messaggio non poteva essere recepito: da un lato eravamo mestatori , dall’altro fummo ringraziati con tanto di nota ufficiale per esserci scrupolosamente preoccupati della salvezza dell’Amiternina. Ovviamente con tono sarcastico. Ma il tempo, galantuomo come sempre, ha regalato la verità assoluta. Ovvero che c’era da preoccuparsi per le sorti tecniche dell’Amiternina e che se una parte del budget faraonico per la prima categoria fosse stato impiegato per aiutare la miglior espressione del calcio del capoluogo, oggi probabilmente si sarebbero aperti scenari insperati. Un 12-0 in meno ma una ( o più ) categoria guadagnata. Già, ma c’era bisogno di quel famoso tavolo di riunione, di mettere da parte ideologie inutili e di far prevalere il buonsenso. Nella stagione dei disastri è anche arrivata una super Coppa Italia e sapete cosa significa? Che la D poteva essere più di un’idea con un progetto solido alle spalle. Una prima squadra nella quarta serie e l’Amiternina in promozione e serbatoio dei giovani. Un sogno. E invece? Tre squadre in promozione ( con il San Gregorio ma possono essere quattro in caso di salvezza del Tormimparte o cinque in caso di ulteriori promozioni dalla prima), L’Aquila calcio senza società ( a De Paulis solo applausi ma quanto durerà la gestione di uno sponsor? Non scherziamo. A proposito. Perchè solo sponsor? Promesse politiche non mantenute o un semplice ripensamento?) e qualcuno che bussa proprio al San Gregorio cercando fusioni. Ma come oggi si? Quando conta come il due di coppe con la briscola a spade? Per fortuna che il San Gregorio ha una coerenza grande così e una serietà invidiabile. Ma questa è la realtà. La realtà figlia di una sintesi perfetta del calcio aquilano e dei suoi interpreti. Una realtà che fa male e che brucia. Ed in uno scenario da film horror si sussurra di qualche collaborazione in arrivo da non molto lontano. Che sia l’inizio. E che si formi un tavolo fatto di idee vere e utili per riacquistare dignità e poi si vada da Gravina anticipando l’estate ed evitando inutili ritardi .  Non molti anni fà, era il 2014, L’Aquila di Del Pinto umiliò a domicilio la Spal. Quella stessa Spal che ha appena battuto 2-1 la Juventus mentre i rossoblu segnano gol a grappoli nella terzultima serie del calcio. Con una differenza. La Spal deve dire grazie alla Giacomense che le ha regalato il titolo. Vogliamo chiedere alle migliaia di tifosi in festa per aver battuto Ronaldo e compagni se si sono sentiti umiliati per non essere ripartiti con le proprie gambe?