L’Aquila calcio – Società, progetti e ripescaggio

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L’Aquila calcio – A meno di una settimana dalla retrocessione in D facciamo il punto su società, annata appena conclusa e possibilità di ripescaggio

Si mastica amaro in casa rossoblù. La delusione è tanta ma all’orizzonte un piccolo spiraglio di luce: quell’apparente volontà di abbandonare tutto sta lasciando spazio alla voglia di riemergere, di riprogrammare, di rimboccarsi le maniche e ricominciare la scalata. Ma analizziamo la stagione appena conclusa. Cosa non ha funzionato? Errori tecnici e societari sono andati di pari passo.

GLI ERRORI

La prima parte di stagione è filata via liscia e in linea con il valore tecnico della squadra. 24 punti al giro di boa rappresentavano un bottino rassicurante. Poi qualcosa si è inceppato. Tutto è iniziato con le lamentele per l’imminente scadenza del 15 febbraio e la volontà manifestata ai quattro venti di cedere la società. Mediaticamente ha avuto l’effetto di un autogol clamoroso. Contestualmente il mercato di gennaio è stato misero e non in linea con quelle che erano le effettive necessità della squadra: si potevano effettuare solo operazioni con il Pescara. Ma perchè? Da quel momento in poi, con alcune scelte tecniche non vincenti ( il 3-4-3 mai amato), si è entrati in un vortice talmente forte che ha portato dritti dritti alla retrocessione. Battisti poteva e doveva imporre strategie differenti?

LA SOCIETA’

La piazza ha criticato a 360° questo management. Di sicuro i vari Chiodi, Mancini, lo sponsor Iannini e gli altri soci i loro errori li hanno fatti. Primo tra tutti quello mediatico di sventolare ai quattro venti oggettive difficoltà e quello di non essere presenti personalmente nei giorni di fuoco. Ma forse l’errore più grande è stato quello di far passare in secondo piano tutti coloro ( e sono tantissimi) che con la ricostruzione post terremoto hanno ottenuto tanto e non hanno restituito nulla in termini sociali. E sono soprattutto imprenditori di fuori. Perchè? Chi ha procurato contatti a queste ditte che da fuori città hanno messo le radici nel capoluogo? Quante e quali sono? Basta consultare il sito del comune. Tutto alla luce del sole. Il fallimento ( già, solo in 13 hanno aderito) del fondo etico dell’Ance ne è dimostrazione. E allora la domanda diventa? Giusto prendersela con Chiodi, Mancini, Cipriani, e i restanti soci che, seppur con tanti errori, hanno fatto calcio? Altra considerazione. Questa società con un comunicato ufficiale ha deciso di rilanciare. Guai a commettere gli stessi errori. Rilanciare oggi significa programmare da subito budget, obiettivi e strategie. E rispettarli senza se e senza ma. E senza lamentele i giorni delle scadenze. Se questa società è in grado di farlo bene, altrimenti si dica subito. Ma oggi ci sono imprenditori vogliosi in grado di subentrare? La risposta è no. E qui entra in gioco la tradizione aquilana.

LA TRADIZIONE

Il 2016 verrà ricordato come l’anno della retrocessione del calcio e del rugby. Nella città definita il più grande cantiere europeo verrebbe da dire sorridete siete su scherzi a parte. Invece è tutto vero. A pochi km di distanza Pescara sta lottando per la A nel calcio e nel basket grazie alla forza delle idee e grazie ad un territorio e a una piazza che sa vivere lo sport a 360°. Storicamente L’Aquila ha fatto calcio di livello alto ( c1 a vincere) con Passarelli e con questa società l’anno di Pagliari con lo sfortunato play off contro il Pisa. Il resto della storia parla di serie D, C2, fallimenti. C’è da chiedersi il perchè. Un punto interrogativo molto simile è quello da mettere alla domanda: perchè l’Aquila rugby da quando il mondo della palla ovale è diventato professionistico ha smesso di vincere scudetti anzi è retrocessa due volte? Risposta chiara e precisa. Non’è cultura in città dell’investimento nello sport. Quando Ghizzoni, Troiani, Di Zitti o Pacifici dal lavoro prendevano il borsone e si allenavano ed era così in tutta Italia, L’Aquila vinceva lo scudetto. Quando il professionismo è sbarcato nel rugby spia rossa accesa. In questa ottica la società attuale va sostenuta. Al netto degli errori fatti e da non ripetere.

RIPESCAGGIO

Senza voler prendere in giro nessuno oggi il ripescaggio appare difficilissimo. C’è una norma che vieta a chi è coinvolto per responsabilità oggettiva di poterne usufruire. Ma la società è ottimista. Perchè? Possibile un cambio della norma nel consiglio federale del 7? Possibile una distinzione tra riammissione e ripescaggio con i criteri di riammissione che non prevedono la norma della responsabilità oggettiva? Ad oggi solo timide ipotesi. La risposta vera dopo il 7 giugno.

LA PIAZZA

Città non facile dove il pessimismo sa diventare dominante. Città fredda durante l’anno e caldissima il giorno del grande evento. Non vuole essere una critica o una causa del fallimento dello sport cittadino ma è un aspetto da sottolineare. E da migliorare tutti insieme