L’Aquila, case Ater di Porta Leoni. Protesta del comitato dei cittadini: ‘Siamo abbandonati’

Che fine ha fatto il progetto di riqualificazione dell’area di Porta Leoni? A chiederlo è il presidente del Comitato cittadino di Porta Leoni Giacomo Pio, che riunisce gli inquilini degli alloggi popolari dell’Ater di via Panfilo Tedeschi.

I soldi per la riqualificazione dell’area a ridosso delle bellissime mura urbiche e alle spalle della basilica di San Bernardino ci sono – circa 4 milioni di euro stanziati con una delibera Cipe nel 2017 – il progetto anche; mentre è stato sottoscritto l’atto di procedimento amministrativo per l’acquisizione dell’area sulla quale sorgono gli alloggi di Porta Leoni con l’ex sindaco Massimo Cialente e l’amministratrice unica dell’Ater Francesca Aloisi per assegnare agli inquilini altri alloggi della residenzialità pubblica (alcuni nel quartiere di Pettino, palazzine appena ricostruite e antisismiche, altri in centro storico).

Quel che manca è l’esecuzione di uno dei progetti strategici più importanti lasciti in eredità dalla passata amministrazione e che prevede parcheggi interrati e un belvedere con affaccio sul Gran Sasso. E finiti nel dimenticatoio come molti altri (ad esempio la sede unica dei servizi del Comune, porta Barete, via della CroceRossa.

Dopo 10 anni in cui il comune e l’Ater si sono rimbalzati la responsabilità della ricostruzione delle case in via Panfilo Tedeschi – spiega il referente del comitato cittadino – siamo dovuti venir a conoscenza tramite i giornali online, della completa noncuranza del Comune riguardo il futuro di chi prima abitava in centro, e ora è disperso tra i progetti Case.

La denuncia del giovane rappresentante del comitato di Porta Leoni, Giacomo Pio, riporta alla luce una situazione di stallo diventata per le famiglie davvero pesante. Anche perché i 4 milioni di euro stanziati con delibera Cipe nel 2017, con un anticipo di 400mila euro per la progettazione, sono destinati a riqualificare una delle zone più belle dell’Aquila. Soldi che lo Stato ha concesso all’Aquila per un progetto di cui, però, si è persa traccia con il passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione.

L’area di San Bernardino dovrebbe diventare uno dei luoghi più paesaggistici e suggestivi, una chicca architettonica di ampio respiro, ma al di là della riqualificazione c’è il destino di decine di famiglie che aspettano di conoscere dove e quando torneranno ad avere un vero tetto sulla testa. E che ora denunciano di essere stati “puntualmente ignorati dal Comune – dalla passata e dall’attuale giunta – e mai interpellati dall’Ater.

Quello che chiediamo – dice Giacomo Pio – dopo 10 anni, è che ci venga riconosciuto lo stesso diritto di tutti i nostri concittadini: tornare a casa, nel nostro quartiere, nella nostra città. Siamo abitanti del centro storico. Il terremoto ci ha distrutto le case. L’Ater e il Comune ci hanno cacciato fuori.

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