L’Aquila, discarica di Bussi: entra nel vivo il processo civile

Riprende oggi il percorso del processo civile intentato dal ministero dell’Ambiente alla Edison spa per la mega discarica di Bussi sul Tirino.

Tre ciascuno le memorie presentate dai legali di entrambe le parti e su cui i giudici dovranno assumere una decisione per accedere alle ulteriori prove. L’Avvocatura dello Stato – rappresentata dall’avvocata Cristina Gerardis – ripropone al processo civile l’istruttoria che fu la base del processo penale in Corte d’Assise D’Appello a Chieti. Il Tribunale si era già riservato con sentenza definitiva di decidere sulle prescrizioni agli imputati che le difese avevano presentato. Il dibattito, dunque, andrà a termine regolarmente. L’appello dell’avvocata Gerardis è a non vanificare questi dieci lunghi anni di processo penale.

Un’altra data importante sarà il 4 marzo, giorno in cui il Consiglio di Stato si pronuncerà nei confronti del ricorso di Edison, dopo che il Tar Abruzzo aveva respinto l’altro ricorso contro il provvedimento di bonifica che era stato richiesto dall’amministrazione provinciale di Pescara.

L’anno scorso la Cassazione aveva assolto dal disastro colposo per l’inquinamento del sito industriale di Bussi sul Tirino i 10 imputati rimasti: quattro di loro per non aver commesso il fatto e gli altri per prescrizione. I giudici della Suprema corte, però, avevano riconosciuto il disastro ambientale. Di qui l’avvio della causa civile da parte del ministero dell’Ambiente e della Regione, i quali chiedono a Edison la bonifica totale e il ripristino dei luoghi. La causa risarcitoria contro Edison per ottenere il ristoro del danno ambientale è di un miliardo e mezzo di euro.

Il giudice monocratico del Tribunale dell’Aquila Monica Croci si è riservata di decidere sulla richiesta della Edison di considerare prescritto il diritto al risarcimento in merito alla mega discarica dei veleni di Bussi sul Tirino (Pescara). Il processo di risarcimento civile è stato intentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Ambiente e la Regione Abruzzo. Il giudice ha accolto l’ordinanza della provincia di Pescara che ritiene la società come responsabile dell’inquinamento dell’area.