Le trivellazioni in mare al vaglio dell’Europa

Le trivellazioni in mare al vaglio dell’Europa in seguito all’interrogazione presentata dall’europarlamentare del Pd Massimo Paolucci.

Arriva all’attenzione del Parlamento europeo la parte del decreto Sblocca Italia che modifica i criteri per l’autorizzazione alle trivellazioni in mare. L’interrogazione è stata presentata dal vice capodelegazione del PD al Parlamento europeo, Massimo Paolucci, che chiede il parere della Commissione europea sugli articoli 36 e 38 del decreto 133/2014 (detto Sblocca-Italia e successivamente convertito in legge), con cui si modificano i criteri autorizzativi per le “trivellazioni e le estrazioni di idrocarburi sulla terra ferma ed in mare entro le dodici miglia dalla costa”.

“Abbiamo fondati motivi – spiega Paolucci – per pensare che le nuove procedure per le trivellazioni entrate in vigore con lo Sblocca-Italia contrastino con due direttive UE: la 2013/30 sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi e la 2014/52, relativa ai nuovi, più stringenti, criteri in materia di valutazione dell’impatto ambientale per ogni opera pubblica, che dovrà essere recepita da tutti gli Stati membri entro il 16 maggio 2017″.

In sostanza il Decreto non rispetterebbe i nuovi criteri europei disposti per le trivellazioni in mare, in particolare per ciò che concerne le distanze di sicurezza. Ma non è tutto: Paolucci chiede all’Europa anche di verificare se siano stati rispettati tre principi fondamentali nelle valutazioni di impatto ambientale: tutela della biodiversità nel luogo interessato dall’opera; rischi per gli Stati confinanti (impatto transfrontaliero); massima informazione e condivisione pubblica delle opere da realizzare.

“E’ esattamente in questo modo sbagliato – conclude Paolucci – che si vogliono effettuare le trivellazioni e costruire la raffineria Ombrina mare davanti al nascente Parco abruzzese della costa dei Trabocchi, come altri interventi analoghi previsti al largo delle Tremiti, sempre nel mar Adriatico, o nello Ionio davanti alla costa della Calabria, oppure in tante zone delle aree interne, come nel Sannio, in Irpinia e in Basilicata, tra l’altro in un Paese ad elevato rischio sismico ed idrogeologico”.

Le obiezioni a questo tipo di interventi tengono conto anche della qualità del petrolio che si andrebbe a cercare, ritenuto di basso livello e scarsa resa, come quello di tutti i giacimenti presenti nel sottosuolo italiano. Intanto in Abruzzo il movimento No triv continua la propria battaglia, mentre  di recente è stata depositata la richiesta di referendum abrogativo relativamente ai punti contestati del Decreto Sblocca Italia. Una nuova manifestazione contro Ombrina è prevista a Roma, mercoledì 14 ottobre, davanti al Ministero dello Sviluppo Economico.

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