Trivelle, nuovo allarme tra Abruzzo e Puglia

Trivelle, nuovo allarme tra Abruzzo e Puglia: la recente autorizzazione del Governo alle ricerche petrolifere vicino alle Isole Tremiti rialimenta il dibattito.

Qualcosa di schizofrenico c’è, come negarlo. Da una parte la politica in assetto (quasi) coram populo allontana – letteralmente, a 12 miglia – le fauci di Ombrina dall’oro nero d’Abruzzo, dall’altra autorizza che lo stesso venga cercato, sia pure a debita distanza. Naturalmente, una volta trovato il petrolio, bisognerà estrarlo, e così la giostra dei pro e dei contro riprenderà a girare. I recenti risultati incassati dal fronte anti Ombrina sembrano già spodestati dal nuovo allarme: l’autorizzazione alle ricerche petrolifere davanti alle isole Tremiti, decisa pochi giorni fa da un decreto del ministero per lo Sviluppo Economico e denunciata dall’esponente della Federazione dei Verdi Angelo Bonelli:

“Per poco meno di 2.000 euro l’anno (la Petroceltic pagherà allo Stato italiano circa 5 euro per chilometro quadrato) il ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato le ricerche di petrolio di fronte ad uno dei gioielli ambientali più importanti d’Europa: le isole Tremiti. Il 22 dicembre 2015 – ha affermato Bonelli – è stato dato il permesso alla società Petroceltic Italia Srl, che potrà effettuare ricerche petrolifere su 373,70 chilometri quadrati, in un’area ricca di biodiversità marina”.

Bonelli segnala che le ricerche verranno attuate probabilmente con la tecnica dell’Air Gun, finita sotto accusa anche perché, tra l’altro, altererebbe l’ecosistema marino e il senso dell’orientamento dei cetacei. Per Bonelli è necessario che l’Italia fermi le trivelle, valorizzi i suoi tesori ambientali e tuteli l’economia generata da pesca, agricoltura e turismo. Contro l’autorizzazione alle ricerche si è schierato anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che invita le Regioni a sollevare il conflitto di attribuzione poiché il decreto natalizio del Governo avrebbe di fatto scippato la volontà al popolo. Senza contare i referendum proposti da dieci Regioni, seppure passati in minima parte. Gli amministratori di Tremiti insieme a quelli della fascia costiera sulla terraferma fanno fronte comune, consapevoli che le Isole sono di fronte al confine tra Abruzzo e Puglia. I contrari alle ricerche temono che le tecniche utilizzate prevedano tecniche invasive, come le piccole esplosioni che farebbero “impazzire” la fauna marina in un territorio che vede nella pesca una delle principali peculiarità.

Sulla questione è intervenuta anche la senatrice aquilana Stefania Pezzopane, che si è associata all’appello del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

“Il Governo – dice la Pezzopane – intervenga e revochi subito le licenze per le trivellazioni rilasciate il 22 dicembre, un giorno prima dell’approvazione della legge di stabilità che contiene la norma alla quale tutti noi abbiamo lavorato: lo stop entro le 12 miglia. E’ una questione di serietà. Da un lato la legge di stabilità ha fermato le trivellazioni, vanificando i referendum indetti da ben 10 regioni, dall’altro il decreto del ministero dello Sviluppo Economico ha fatto uno sgambetto sia alla manovra finanziaria che alle consultazioni popolari. Non è accettabile, sarebbe una beffa. Da senatrice eletta in Abruzzo sono schierata da sempre contro il progetto di trivellazione Ombrina Mare, ho anche sostenuto il referendum. Credo che su una questione così delicata come la tutela dell’ambiente si debba rispettare il volere dei cittadini. In più, autorizzare nuove trivellazioni con l’attuale prezzo del greggio e in vista dei nuovi impegni per il clima sanciti alla Cop21 di Parigi è un suicidio gratuito per il nostro Paese”.