Elezioni 2018: Pd, Stefania Pezzopane eletta alla Camera

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Arriva nella notte, pubblicata nella pagina del sito del ministero dedicata alle elezioni 2018, anche la notizia dell’elezione della senatrice uscente del Partito democratico Stefania Pezzopane, che ce l’ha fatta in extremis.

Passerà dal Senato alla Camera, dove continuerà a mantenere alta – spiega – l’attenzione del nuovo Governo per le aree interne dell’Italia, quelle dei tanti crateri sismici.

Un risultato, quello di Stefania Pezzopane alle elezioni politiche 2018, reso possibile grazie ai voti redistribuiti della lista “+Europa” di Emma Bonino, che non ha raggiunto il 3% dei voti.

Intanto non mancano critiche interne e spunti per una riflessione sulla disfatta del Partito democratico. E’ il presidente provinciale del Pd Pietro Di Stefano a definire in una nota diffusa in mattinata “il brutto risultato dell’Abruzzo come lo specchio peggiore del risultato nazionale”, ed esorta a ricostruire il partito “al riparo da padrini e padroni”.

LA NOTA COMPLETA DEL PRESIDENTE PROVINCIALE DEL PD

Avevo denunciato per tempo, con parole che oggi sono divenute drammatica realtà, che merito e metodo non andavano, che la composizione delle liste era un errore madornale, che non si stava facendo il bene dell’Abruzzo. Lo abbiamo fatto col massimo della responsabilità ma oggi, con questo risultato disastroso, non è possibile tacere ma è necessario chiedere conto delle scelte che hanno portato a questo stato di cose. E il brutto risultato dell’Abruzzo è lo specchio peggiore del risultato nazionale con il partito sotto il 19%. Ora non c’è tempo da perdere e a coloro che invece di fare i dirigenti di partito, si sono rivelati servitori ossequiosi di un potere centrale teso a cancellare le diversità di idee e di visoni, noi a questi, oggi diciamo: giù le mani dal Pd! Il partito va ricostruito al riparo da padrini e padroni; un grande partito appartiene alla sua gente non alle carriere politiche. Con l’auspicata uscita di scena di Renzi, anche i renzini devono deporre le redini a vantaggio di una forza dove il leader esalta la pluralità del pensiero e mette ascolto alla difficoltà degli italiani. E questa storia delle dimissioni al rallentatore meritano una sola risposta: dobbiamo essere pronti a occupare le sedi del Pd.