No Triv entro le 12 miglia, emendamento di Melilla

No Triv entro le 12 miglia: emendamento di Melilla alla legge di stabilità 2016, attualmente allo studio, allo scopo di ripristinare il limite delle 12 miglia per le trivellazioni di idrocarburi nei territori con parchi e aeree protette.

 

Il deputato di Sel, l’abruzzese Gianni Melilla, ha annunciato di aver sottoposto l’emendamento alla Commissione Bilancio della Camera dei deputati.

“Il Presidente della commissione Bilancio – precisa l’on. Melilla – ha giudicato ammissibile l’emendamento che ho presentato alla legge di stabilità 2016 per ripristinare il limite delle 12 miglia per tutti i territori interessati dalla presenza di parchi e aeree protette per le trivellazioni di idrocarburi. L’emendamento sarà segnalato dal gruppo di Sinistra Italiana-Sel, che lo sceglie come prioritario per l’esame della commissione”.

Il passo successivo sarà la discussione dell’emendamento in sede di commissione bilancio, dove arriverà prima di andare in Aula. Intanto c’è attesa per il cammino del referendum proposto dalle regioni per ripristinare il divieto all’interno di questo limite. Va detto però che, pure in caso di successo referendario, rimarrebbe comunque la possibilità di posizionare piattaforme e impianti estrattivi appena oltre, anche di un metro,  le 12 miglia dalla costa.

I rappresentanti di dieci Consigli regionali, quasi tutti di regioni governate dal Pd, hanno già depositato in Cassazione le delibere per la consultazione popolare. Il referendum, che ha già superato l’esame della correttezza formale, dovrà aspettare la decisione finale della Corte Costituzionale, che ne valuterà l’ammissibilità e si pronuncerà entro febbraio 2016. Soddisfazione per questo primo risultato è stata espressa sia dal movimento ‘No Triv’ che dalle 10 Regioni che, nei mesi scorsi, avevano approvato le delibere sulle proposte referendarie.

Il referendum riguarda sei norme: una del decreto sviluppo – quella sulle dodici miglia – e altre cinque sulle procedure e sull’autodeterminazione delle Regioni. Il fronte del No è composto da Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Calabria, Campania, Molise, Liguria e Veneto. Anche per i No Triv la via referendaria è l’unica percorribile, nessuna possibilità di mediazione con un Governo che

“più di ogni altro ha dimostrato fredda determinazione – scrive il coordinamento nazionale – nel portare a compimento il contenuto fossile della Strategia Energetica Nazionale”.