Scarichi nel fiume Pescara, ora c’è la mappa

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Scarichi nel fiume Pescara, ora c’è la mappa. Dall’ex museo ittico al Comune, dall’ex Inps a via Bardet, dai Bagni borbonici allo svincolo dell’asse attrezzato, sono dieci le condotte tracciate dall’Aca, l’azienda acquedottistica di Pescara.

E’ il segreto di Pulcinella: che il fiume Pescara sia costellato di scarichi più o meno abusivi lo si sa da anni, anche grazie agli ambientalisti d’antan che organizzavano apposite gite in barca per i giornalisti. Ora, va bene che la stampa è in crisi e che in pochi leggono i giornali, ma francamente non pare verosimile che nemmeno uno dei tanti dipendenti pubblici facenti parte del sistema idrico locale non ne abbia avuto contezza. Per quanto possa sembrare inutile, oggi, star lì a piangere sullo scarico versato, al cittadino ogni tanto farebbe piacere avere nomi e cognomi di chi chiude gli occhi, per pisolino da ufficio pubblico o peggio ancora per cecità intenzionale.
L’ultima è che la Forestale, già l’anno scorso, comunicò alla Regione Abruzzo la pessima situazione degli scarichi fognari in tutte le quattro province, Pescara compresa. La penultima è che non avrebbero dovuto passare inosservati i divieti di balneazione dell’estate scorsa: per quanto invisibili ai comuni mortali almeno agli amministratori qualche pensiero potevano pure farlo venire. Comunque oggi, finalmente, siamo al redde rationem: è la stessa Aca – bontà sua – a fornire alla commissione comunale la mappatura dei canali che finiscono, tal quali, direttamente al fiume. A dargli nome e cognome, ossia tipo di condotta e ubicazione, è Bartolomeo Di Giovanni, audito in qualità di direttore generale dell’azienda acquedottistica ACA. Sulla mappa delle porcherie fluviali spicca soprattutto lo scarico che raccoglie le acque reflue di via Gran Sasso, una specie di megafogna i cui fanghi saettano allegramente in quel che resta del bel fiume Pescara. Insieme a questo ce ne sono altri nove qua e là, più piccoli ma non meno perniciosi; e stiamo parlando di un tratto fluviale molto circoscritto, dalla Madonnina al ponte nuovo. Non osiamo pensare al momento in cui anche l’Aca e il Comune, come tutti, si accorgeranno degli altri scarichi disseminati verso l’interno, oltre i Bagni borbonici (speriamo non lo diventino di nome e di fatto). La soddisfazione derivante da un sonoro “te lo avevo detto” potrà compensare un’altra estate di tuffi vietati?