Pizzoli: Banca Etruria, rovinati per le obbligazioni

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Un intero paese, Pizzoli, vicino L’Aquila, rovinato dalle obbligazioni di Banca Etruria. La perdita media è di 20.000 euro, ma c’è anche chi ha investito di più.

Lo scorso 22 novembre un decreto del Governo Italiano ha salvato quattro banche che erano da tempo in regime di amministrazione controllata: la Banca Marche, la Cassa di risparmio di Ferrara, Popolare Etruria e CariChieti. L’operazione è figlia del cosiddetto bail-in, la nuova direttiva europea che prevede il salvataggio degli istituti di credito coprendo le perdite con i capitali degli azionisti e degli obbligazionisti. L’intervento del governo ha rianimato in extremis con capitali freschi gli istituti bancari ma ha gettato nella disperazione migliaia di risparmiatori, che in seguito al decreto hanno visto evaporare, nell’arco di poche ore, i propri soldi. A Pizzoli, Comune di 5 mila abitanti a una decina di km dall’Aquila, la Popolare Etruria, tra vari cambi di nome e ragione sociale, è qui dal 1957. Non c’è abitante del paese che non abbia un conto corrente o un deposito in questa filiale che affaccia proprio sulla piazza, di fronte al municipio. Solo a Pizzoli sono circa mille i clienti che rischiano di vedere volatilizzati centinaia di migliaia di euro investiti in azioni e obbligazioni. La perdita media è di 20 mila euro ma c’è anche chi aveva investito somme più cospicue. Tanti soldi, in buona parte risparmi che le famiglie avevano messo da parte con fatica per avere una vecchiaia tranquilla, oppure per un progetto o per i figli. Sogni infranti, che lasciano spazio a un senso di disorientamento e incredulità, accompagnato da una buona dose di rabbia. Il sindaco del paese, Gianni Anastasio, ha voluto tenere, sabato scorso, un incontro pubblico a cui hanno partecipato un centinaio di correntisti della banca e un avvocato di Federconsumatori, che ha illustrato le possibili vie legali da intraprendere. Intanto la senatrice aquilana Stefania Pezzopane, insieme ad altri parlamentari sta lavorando per capire se esiste il modo di emendare il testo del decreto in sede di conversione in legge.