Violenza Ortona: resta in carcere il giovane extracomunitario

Resta in carcere a Chieti Saleb Saleban Nuur, il ventenne somalo arrestato tre giorni fa dai carabinieri di Ortona con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una donna di 68 che il giovane ha aggredito sulla spiaggia di Ortona.

Lo ha deciso il gip del Tribunale di Chieti Luca De Ninis che ha non ha convalidato l’arresto per mancanza dei presupposti della flagranza ed ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal sostituito procuratore della Repubblica di Chieti Giuseppe Falasca ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico del giovane. Il ventenne, che ha lo status di protezione sussidiaria ed è in Italia dopo essere arrivato sulle coste siciliane lo scorso anno con un barcone, nell’interrogatorio di convalida tenutosi ieri si era avvalso della facoltà di non rispondere.

In base alla ricostruzione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare si è appreso che la vittima si trovava sulla spiaggia e stava facendo meditazione yoga quando, come lei ha riferito, il giovane somalo dopo un primo approccio le è saltato addosso. L’arresto però sarebbe stato eseguito in mancanza della flagranza: i due militari intervenuti, e con loro un poliziotto fuori servizio, nell’avvicinarsi avrebbero notato due persone, ma nessuna colluttazione né altro segno di violenza. Il 20 enne e la pensionata, sempre secondo la ricostruzione che emerge dagli atti, dapprima seduti si erano alzati ed erano entrati in acqua, poi erano tornati sul bagnasciuga e, una volta visti, avevano indossato i soli indumenti intimi. Ma per il Gip manca anche la quasi flagranza poiché fra l’altro, il giovane somalo, che pure aveva provato ad allontanarsi, a una semplice richiesta si è subito fermato e si è fatto identificare e ciò fa escludere che vi sia stato un qualsiasi inseguimento. Nell’ordinanza si delinea un profilo indiziario che viene definito ricco di elementi di problematicità che richiedono approfondimenti in sede investigativa anche per consentire che l’accusa tenga durante il dibattimento. Per il giudice esiste un intenso pericolo di reiterazione del reato da parte del giovane, che si ricava sia dalla sua condotta che dal suo profilo personale, ma c’è anche il pericolo di fuga, visto il suo status attuale. E il carcere è l’unica misura ritenuta utile, sia per la gravità del reato sia per le sue condizioni che richiedono una immediata valutazione psichiatrica: l’altro ieri in sede di interrogatorio di convalida, dove si è avvalso della facoltà di non rispondere, il 20 enne somalo avrebbe mostrato disturbi psichici, che hanno richiesto l’intervento di uno specialista.