Ud’A, Liliana Segre, senatrice sopravvissuta Olocausto: “Sono nonna e bimba”

­L’Università degli Studi dell’Adriatico Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara ha conferito il titolo di Membro onorario del Corpo Accademico dell’Ateneo alla senatrice Liliana Segre, testimone preziosa degli orrori della Shoah.

La cerimonia, in un affollato Auditorium del Rettorato nel Campus di Chieti, alla presenza del Magnifico Rettore dell’Ud’A, Sergio Caputi. Il conferimento del prestigioso riconoscimento, che la d’Annunzio attribuisce per la prima volta, è stato deciso da un recente decreto rettoriale. Il Senato Accademico, nella seduta del 9 ottobre 2018, ha approvato la proposta dello stesso Rettore, che a sua volta aveva fatto propria la richiesta avanzata dal professor Stefano Trinchese, Pro Rettore con delega ai Rapporti dell’Ateneo con Enti ed Organismi culturali regionali e nazionali.

“Liliana Segre – si legge nella motivazione – è indubbiamente una figura di chiara fama nazionale per gli alti meriti di fronte all’umanità, poiché, quale testimone e protagonista di una delle pagine più tragiche della storia del Novecento, ha contribuito a diffondere, ad approfondire e a rendere viva davanti ai giovani la memoria di quelle vicende, promuovendo nelle coscienze il sentimento di consapevolezza storica, di umanità e di pacifica convivenza, in luogo dell’indifferenza e dell’odio razziale, condizione necessaria e imprescindibile per il progresso culturale e scientifico. La sua opera di testimonianza orale risponde in pieno ai criteri che la recente storiografia scientifica assegna alla “oral history” come fonte documentaria di primario valore per la ricostruzione storica. Nell’attuale momento storico appare importante ricordare la Shoah, in questo senso il riconoscimento a una personalità come Liliana Segre apporta sicuro prestigio alla nostra Università”.

La senatrice Liliana Segre, nata in una famiglia ebraica, ha raccontato ai tanti studenti presenti, la sua storia: “Sono  una nonna ma anche quella bambina di 8 anni che ha vissuto le leggi razziali e non ha ancora capito il perché.”

Liliana Segre ha esordito dicendo che 30 anni fa è diventata nonna e solo allora ha trovato la forza di raccontare la sua vicenda umana. Cita diversi episodi, uno, in particolare, la maestra che fu invitata a casa sua per rassicurarla ma, invece di abbracciarla disse: “Non le ho fatte mica io le leggi razziali”. “Ancora oggi – prosegue – quando si parla di me tra alcune persone, mi si indica come ‘l’ebrea’, quasi una etichetta.

E di lì il lungo racconto di 88 anni di vita, le leggi razziali del regime fascista, l’inizio della guerra, l’arresto quando aveva 13 anni, deportata nel 1944 da Milano verso il campo di sterminio di Auschwitz assieme alla famiglia. Separata dal padre, che morì nello stesso anno, fu mandata a lavorare in una fabbrica di munizioni dove conobbe un docente di storia, un incontro che la faceva evadere almeno per poche ore al giorno, dagli orrori, dalle torture. In nonni furono uccisi nello stesso anno. Liliana fu liberata a 14 anni nel 1945, il 1° maggio, a pochi giorni dalla definitiva sconfitta nazista.

Chi è Liliana Segre, la senatrice sopravvissuta all’Olocausto

E’ stata nominata senatrice a vita il 19 gennaio dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nata a Milano il 10 settembre 1930 in una famiglia ebraica, nel 1938 lei e i suoi parenti vennero colpiti dalle leggi razziali emanate dal regime fascista, con cui vennero fortemente limitate le libertà degli ebrei italiani. Con l’inizio della guerra e l’intensificarsi delle persecuzioni razziali, nel dicembre 1943, quando il nord Italia era occupato dalle truppe tedesche, Liliana Segre e la sua famiglia cercarono di raggiungere la Svizzera, senza riuscirci.

Negli stessi giorni, quando Liliana Segre aveva appena 13 anni, la sua famiglia venne arrestata a Viggiù, in provincia di Varese, e condotta in diverse carceri lombarde. Il 30 gennaio 1944 insieme alla famiglia venne deportata in treno da Milano verso il campo di sterminio nazista di Auschwitz, che raggiunse sette giorni dopo. Separata dal padre, fu mandata a lavorare presso la fabbrica di munizioni Union, di proprietà della Siemens.

Il padre morì nell’aprile del 1944, mentre i nonni, deportati nel maggio di quell’anno, vennero uccisi al loro arrivo ad Auschwitz a giugno. Quando nel gennaio 1945 l’Armata Rossa si avvicinò ad Auschwitz, le truppe naziste evacuarono il campo, portando con sé una gran parte degli internati. Ebbero dunque inizio le tristemente note marce della morte, in cui i deportati venivano trasferiti da un campo all’altro spostandosi a piedi per centinaia di chilometri. Liliana Segre fu trasferita così da Auschwitz a Ravensbruck, campo situato a 90 chilometri da Berlino.

Il primo maggio, a pochi giorni dalla definitiva sconfitta nazista, Liliana Segre venne liberata. Fu una dei soli 25 italiani di età inferiore ai 14 anni deportati nei lager nazisti a sopravvivere, su un totale di 776. Dopo la guerra, Liliana Segre si costruì una famiglia e non parlò mai pubblicamente della sua deportazione ad Auschwitz, fino agli anni Novanta. Da quel momento iniziò a intervenire pubblicamente sull’argomento, divenendo testimone anche a nome di chi, volendo dimenticare, non si è mai sentito di raccontare quella tragedia vissuta in prima persona.

Il servizio del Tg8