Taser: per il Coisp di Chieti è da adottare

Invoca l’adozione del Taser il sindacato di Polizia Coisp che da Chieti sollecita il Dipartimento a decidere in tal senso, ma non tutti sono convinti dell’innocuità della pistola elettrica.

Per l’Onu è equiparabile ad uno strumento di tortura, per Amnesty International ha causato la morte di tante persone, per alcuni studiosi mette a rischio i cardiopatici, per gli americani non è che una delle tante armi in circolazione, per le vittime dei criminali è una speranza non realizzata. Noi italiani lo abbiamo visto al cinema, brandito dalle forze dell’ordine e in qualche caso anche da privati cittadini, ma il Coisp vorrebbe vederlo tra gli strumenti in dotazione dei poliziotti: parliamo del cosiddetto Taser, una specie di pistola elettrica. L’argomento è tornato di grande attualità, anche alla luce degli ultimi efferati episodi di cronaca. Il Taser, in uso alla Polizia statunitense, e non solo, genera una scossa elettrica che rende inoffensiva la vittima. La sua forma ricorda quella di una pistola, ma tecnicamente è un dissuasore: non sputa pallottole, bensì produce una scarica elettrica che per qualche secondo paralizza la persona colpita, dando modo agli agenti di immobilizzarla. Non ferisce, anche se Amnesty ha denunciato che tale apparecchio avrebbe provocato, dal 2001 ad oggi, ben 864 morti (decessi legati a soggetti che presentavano patologie cardiache o respiratorie). In Italia il suo utilizzo non è ancora consentito né ai privati (perché equiparato a un’arma), né alle forze di polizia. Essere trovati in possesso di un dissuasore elettrico si traduce immediatamente in denuncia per porto abusivo d’arma, anche se in teoria sarebbe possibile, in caso di pericolo grave e imminente, utilizzare qualsiasi strumento per legittima difesa. All’utilizzatore resta comunque l’obbligo di spiegare come e perché si trovi in possesso di un oggetto illegale. In Italia non esistono produttori di Taser, che sta per “Thomas A Swifts Eletronic Rifle” ossia fucile elettronico di Thomas , dal nome del protagonista di uno storico fumetto di fantascienza. Sembra che l’azienda che lo produce, che ha sede in Arizona, recentemente abbia cambiato nome – da Taser a Axon – proprio per non associare più la sua immagine al controverso uso delle pistole elettriche. La Axon Enterprise Inc è la filiale del gruppo specializzata nella produzione di videocamere di tipo bodycam, sempre più diffuse tra la Polizia degli Stati Uniti per arginare i frequenti episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine verso le persone fermate.

Come funziona il Taser? Dal dissuasore partono due piccole sonde simili a comuni freccette attaccate a un filo che trasmettono un segnale elettrico non appena entrano in contatto con il corpo. Non è necessario sfiorare il corpo, lo strumento funziona anche a distanza di 10 metri, evitando così la possibilità che il poliziotto venga aggredito dal malfattore. La persona raggiunta dal Taser recupera la mobilità molto velocemente. In Italia il Taser non è ancora consentito, mentre è lecito l’utilizzo dello spray irritante al peperoncino, purché rientri tra i modelli approvati dal ministero con decreto del 2011, e comunque solo a scopo di legittima difesa. Se la bomboletta non corrisponde agli standard ministeriali viene ritenuta arma impropria e chi la possiede rischia l’incriminazione.

Il Coisp di Chieti, nel comunicato inviato alle redazioni giornalistiche, spiega che la scarica prodotta dal Taser, circa 50.000 volt, è a basso amperaggio, 6 milliamper. Il sindacato aggiunge che molti Paesi adottano strumenti che permettono di limitare il contatto fisico per vincere una violenza o una resistenza, soprattutto in città, dove l’uso delle armi da fuoco rischia di compromettere l’incolumità dei cittadini.

“I primi che vogliono evitare situazioni pericolose per tutti sono i Poliziotti. – scrive il Coisp di Chieti – I primi che vogliono evitare di ferire gli scalmanati sono i Poliziotti. I primi che vogliono tutelare l’integrità fisica delle persone, anche se violente, sono i poliziotti. I primi che vogliono fare il proprio lavoro senza rischiare incriminazioni e lunghi processi, solo perché devono bloccare un criminale, sono i Poliziotti. Di certo il Taser non risolverebbe tutti i problemi, è necessaria anche una rivisitazione e una attualizzazione delle leggi in materia, ma sicuramente fornirebbe agli operatori uno strumento meno invasivo dell’arma da sparo e nel contempo più efficace per neutralizzare i criminali, garantendo più tutela per la collettività e per loro stessi”.

Di parere opposto il Comitato contro la Tortura dell’ONU, secondo il quale “l’uso di queste armi causa dolore acuto, e costituisce una forma di tortura. In taluni casi, possono persino causare la morte, com’è stato mostrato da studi affidabili e recenti eventi nella vita reale”.