Saviano su polemiche Festival degli incontri: “La sofferenza degli aquilani deve essere condivisa da tutti gli italiani”

Nel dibattito a questo punto nazionale sulle polemiche riguardanti il cartellone del Festival degli Incontri a L’Aquila, l’intervento diretto e pacato di Roberto Saviano.

Il giornalista scrittore sul quale sarebbe caduto, insieme al fumettista Zerocalcare, il veto del sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi, in polemica con l’ideatrice del Festival, la scrittrice Annalisa De Simone, e la presidente del Tsa Silvia Barbagallo, ha preferito una reazione morbida senza scendere nello scontro frontale con il primo cittadino, affidando al suo profilo Facebook un’articolata riflessione che riportiamo integralmente:

“Avevo un anno quando la Campania fu colpita dal terremoto. Interi paesi distrutti, comunità e famiglie spexxate. Dopo ogni terremoto la priorità è ricostruire le case e fare in modo che chi ha perso familiari e lavoro, chi ha perso la propria quotidianità abbia di nuovo una vita degna di questo nome. E quest mia riflessione si potrebbe anche chiudere qui. Ma una comunità è tale se condivide anche momenti d’incontro, se si creano contesti che rendono centrali i luoghi della sofferenza, perché la sofferenza diventi di tutti. Gli aquilani meritano che la loro sofferenza sia ancora, dopo dieci anni, condivisa da tutti gli italiani e questo è possibile solo se L’Aquila torna ad essere quello che è sempre stata: un luogo di cultura e dibattito, aperto a tutti e che tutti accoglie. Non voglio entrare in polemica con il sindaco dell’Aquila che non gradisce la mia presenza a un festival in città, ma una cosa sento di doverla dire: a L’Aquila, prima del terremoto, c’era più di uno studente ogni tre abitanti. E’ una città che ha costruito la sua identità sulla cultura e dalla cultura deve ripartire per recuperarla. Mettere frontiere, paletti, bilance alla cultura significa svilire l’Aquila e il suo spirito accogliente. Significa impedire che l’Aquila sia centrale, torni centrale, in un Paese come il nostro che troppo spesso dimentica le tragedie.”