Quando Pasolini scriveva di Pescara

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Ecco cosa scriveva di Pescara Pier Paolo Pasolini, in un suo reportage. Era l’estate del 1959, e arrivato in città, ne rimase incantato.

Erano i mesi di luglio, agosto e settembre del 1959. Pier Paolo Pasolini, di cui quest’anno ricorre il 40 esimo della scomparsa, è in viaggio lungo la costa italiana, e realizza questo suo reportage per la rivista “Successo”. Il poeta, scrittore, regista e attore, uno dei più grandi artisti e maggiori intellettuali del XX secolo, è entusiasta della Pescara di allora e, arrivato in città, così la descrive.

“Pescara è splendida. Credo sia l’unico caso di città, di vera e propria città, che esista totalmente in quanto città balneare. I pescaresi ne sono fieri.

Giungo all’ora del tramonto, della grande, frenetica passeggiata prima di cena. Chiedo a un uomo anziano dov’è un albergo. Lui si fa in quattro, vuol salire sulla macchina, col figlio, per accompagnarmi. Mi dice subito: ‘Eh anche lei come tutti, vedrà! Quando uno viene una volta sulla spiaggia di Pescara, ci ritorna! Ecco, vede, adesso va fino in fondo a questa strada. Prima della rotonda c’è un’aiuola, dove è segnata con fiori la data di oggi’. E’ commosso, difronte a tanta grazia, a tanto lusso. Sì, infatti, ecco lì dei fiori rossi e viola a segnare la data di oggi, uno dei grandi giorni dell’estate, della città.”

Pescara 1959 – viale Riviera
… Il lungomare è un fiume di gente, elegante, bella, abbronzata, massiccia. Afferro al volo delle frasi, nel frastuono del passeggio. Ecco un romanetto tosato come Caligola: ‘…s’è fatta il padre, poi un fratello, e poi gli altri tre fratelli…’. E un veneto, in compagnia di amici e di ragazze: ‘Sapete perché i galli, quando cantano, tirano il collo?’. E una signora, probabilmente milanese: ‘Non so, magari in America, in Australia…’.

Ognuno porta la sua pietruzza alla Torre di Babele, al grande fritto misto all’italiana.”