L’Aquila, da tutta Italia per dire no al carcere duro

“Schiavi del sistema”, “Libertà”, “vergognatevi tutti”, “meritate di morire”,”41 bis = tortura”. Slogan urlati da un campo di proprietà privata preso in affitto con cento euro, verso le finestre del carcere “Le Costarelle” di Preturo, sotto il sole cocente e maglie sulla testa per difendersi dai raggi.

Gli 80 manifestanti della campagna “Pagine contro la tortura” sono arrivati all’Aquila questa mattina da Milano, Bologna, Parma prevalentemente, ma anche da Taranto e Palermo per ritrovarsi – dopo un breve corteo in centro storico e controllati dalle forze dell’ordine – alle 14 davanti al carcere dove sono detenute decine di persone in regime di 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”. Tra loro anche l’ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari e lo storico anarchico sulla sedia a rotelle tenacemente portate sul campo sconnesso, Lello Valitutti.

“Difendere le condizioni di vita dei prigionieri politici rivoluzionari”

Questa la motivazione alla base della protesta, scritta su uno striscione rosso contro il carcere speciale, ritenuto “una tortura” e organizzata, in particolare, dopo l’inasprimento delle restrizioni previste da una sentenza della Cassazione del 2014.

La quale stabilisce

“il potere assoluto delle circolari del dipartimento di amministrazione penitenziaria – spiegano i manifestanti – per cui chi è sottoposto al regime di 41 bis non può più ricevere libri e stampa in genere, se non acquistandoli a caro prezzo tramite il carcere”.

Quest’ulteriore censura, oltre al limite di detenere in cella un numero esiguo di testi (all’Aquila solo 2), si aggiunge a un lungo elenco di restrizioni, attualmente oggetto d’indagine della Commissione diritti umani del Senato.

Nessun incidente si è verificato nel corso della protesta anche se la tensione è stata alta soprattutto davanti al carcere, dove la 50ina di manifestanti rimasti nonostante il caldo, erano guardati a vista da 70 agenti delle forze dell’ordine (rinforzi arrivati anche dalla Capitale) in tenuta antisommossa (un altro centinaio schierati lungo la provinciale all’esterno del campo dove i manifestati erano raccolti).

Un’organizzazione ingente per evitare scontri che comunque non ci sono stati. “La restrizione sui libri è un evidente ulteriore tentativo di recidere i già esili rapporti tra il detenuto e l’esterno”, si legge nel volantino diffuso dagli organizzatori.

In particolare, dall’’indagine conoscitiva sul 41-bis di quest’anno, emerge un quadro “raccapricciante sulle condizioni detentive nella sezione femminile speciale del carcere dell’Aquila, peggiore di Guantánamo e di Alcatraz”, lo definì un ex detenuto che negli anni scorsi ha visitato proprio il carcere di Preturo, Giulio Petrilli, che – dice – non si sente rappresentato dai movimenti che hanno organizzato la protesta. Una partecipazione nata da lontano: Petrilli è stato ingiustamente sottoposto al carcere duro per sei anni (dall’80 all’86), quando aveva grossomodo 20 anni.

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