L’Aquila, casette provvisorie: il Comune chiede il “conto”

Migliaia di casette provvisorie costruite all’indomani del terremoto grazie a una delibera comunale – la fatidica delibera 58 – approvata dal Consiglio comunale nel maggio del 2009 e revocata, poi, nel dicembre 2010.

La delibera nasceva dall’esigenza di dare un respiro e un tetto sulla testa ai terremotati che avevano urgenza di rientrare a casa, evitando per alcuni nuclei familiari, l’abbandono della città. Casette dell’emergenza, insomma, che però ggi, a distanza di oltre sette anni dal terremoto, in molti casi sono ancora lì nonostante le abitazioni principali danneggiate dal terremoto siano state ricostruite. Se ne è discusso durante un’animata commissione comunale, è emerso che soltanto poco più di duemila sono quelle censite dal Comune, le altre (molto oltre il doppio) sfuggono al suo controllo. Ora il Comune chiede il conto: quelle abusive o che non rispettano i parametri della delibera dovranno essere abbattute, difficile convincere chi vi risiede.

E comunque laddove non arriverà il Comune arriverà di certo la Procura della Repubblica, gli atti del Comune sono già stati inviati e questo presuppone l’avvio di indagini. Molte di queste sono oggi delle vere e proprie ville con giardino, piscina, parcheggi. Molte sono abusive o non rispettano i parametri previsti dalla delibera 58: ad esempio quello di non superare i 90 metri quadrati e di essere antisismiche. Soprattutto, di avere un’esistenza di non più di tre anni, eccetto quei casi in cui la ricostruzione delle abitazioni danneggiate non si sia ancora conclusa. Alcune di queste sono state affittate, altre vengono usate come studi professionali e in alcuni casi i proprietari che hanno ricostruito nel frattempo le loro abitazioni, continuano a mantenere le abitazioni provvisorie. Sono distribuite alla periferia di tutta la città.