Elezioni: Nota di “Noi per la Famiglia” e “Il Popolo della Famiglia” ai vescovi abruzzesi

L’associazione “Noi per la Famiglia”  Abruzzo, insieme al movimento politico “Il Popolo della Famiglia” di Pescara, ha inviato una nota sulle recenti dichiarazioni inerenti alle prossime elezioni regionali dei vescovi abruzzesi.

“Noi siamo con i nostri Pastori -dichiarano unitamente Francesca Marzoli (Referente regionale per Il Popolo della Famiglia) e Carola Profeta (Presidente di Noi per la Famiglia) – sono fari preziosi in questi tempi difficili. Siamo cattolici e nel perseguire il bene comune e la buona battaglia crediamo che la politica sia innanzitutto servizio per il prossimo, soprattutto per gli ultimi, i deboli, gli indifesi e tutti coloro che non hanno possibilità di far valere i propri diritti. E sulla bilancia dei diritti – proseguono- abbiamo il “dovere” di contrapporre ogni aspetto che sia identificato come il “male assoluto”. Riteniamo, infatti, che il tema dell’accoglienza vada affrontato in maniera equilibrata, da una prospettiva di realismo e di verità; a tal proposito riportiamo l’art. 2241 de La Dottrina della Chiesa Cattolica, ripresa anche da Mons. Forte:

“Le nazioni più RICCHE sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo STRANIERO alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono. Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri”.

Al riguardo si pronuncia anche il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (pubblicato nel 2005) al n. 298:

“i flussi migratori devono essere regolati «secondo criteri di equità ed equilibrio» in modo che «gli inserimenti avvengano con le garanzie richieste dalla dignità della persona umana», al fine di favorire l’integrazione dell’immigrato «nella vita sociale» del Paese che lo accoglie, nell’orizzonte del bene comune. Si tratta infatti di «coniugare l’accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti» (Giovanni Paolo II, 2001)”

Per riprendere le ultime parole sul tema Immigrazione, Papa Francesco ha parlato di “prudenza del governante ed accoglienza sostenibile” e aggiunge sul volo di ritorno da Panama “un modo di risolvere il problema delle migrazioni è aiutare i Paesi da dove vengono”. Ricordando anche un passaggio del messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013:

“Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana. Il diritto della persona ad emigrare – come ricorda la Costituzione conciliare Gaudium et spes al n. 65 – è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti.  Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato (ora Santo) Giovanni Paolo II che “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione”, (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998)”. (articolo di Francesco Boezi su “IL Giornale”). Chiarita la posizione della Chiesa sul tema dell’immigrazione, riteniamo di dover manifestare la nostra confusione riguardo a quelle che dovrebbero essere le priorità della politica riportate nel “manifesto” di Mons. Forte avvallato da Mons. Valentinetti: l’impegno per i poveri, il lavoro dei giovani, la sanità, l’ambiente, il problema dei rifiuti, la gestione delle acque e l’incentivazione delle fonti rinnovabili. Non una SOLA PAROLA SULLA FAMIGLIA, SULLA DENATALITA’, SULL’ABORTO (2014 aborti in Abruzzo nel 2017 come riporta l’articolo di Riccardo Cascioli direttore del “La Nuova Bussola Quotidiana”) sull’ EUTANASIA, sull’indottrinamento GENDER, sempre più diffuso anche nelle nostre scuole, sulle aperture, sempre più capillari, nelle nostre città, di CANNABIS SHOP in luoghi vicini a scuole e punti di ritrovo di giovani. Papa Francesco è stato molto chiaro sul tema dell’aborto, dichiarando che “abortire è come affittare un sicario per risolvere un problema”. E quindi, sulla bilancia dei diritti – continuano le referenti Marzoli e Profeta- è meno importante parlare di aborto, testamento biologico dove il diritto del più debole (pensiamo al bambino e all’ammalato) è totalmente ignorato piuttosto che alle Unioni civili? Si possono contrapporre sulla bilancia le tipologie di vita umana e stabilire quale ha più diritto rispetto ad un’altra”?

“Abbiamo riflettuto moltissimo prima di scrivere questo comunicato – conclude la nota –  perché amiamo la Chiesa, nella misura della nostra esperienza di fede, che viviamo, non come un fatto religioso all’interno della messa domenicale, del Natale o della Pasqua, ma come un’esperienza di vita quotidiana. A noi sono molto cari i “valori NON NEGOZIABILI” che soprattutto Benedetto XVI difende e loda i cattolici impegnati in politica che li difendono. Ci rendiamo conto e, non con poca difficoltà, che per qualcuno evidentemente tali valori sono, invece, negoziabili. Poiché amare significa dire la verità nell’umiltà e nell’apertura al confronto, noi oggi non ci lesiniamo dal manifestare il nostro disorientamento rispetto alle dichiarazioni dei due Vescovi abruzzesi.”