Ecco il primo DPCM di Draghi: in zona rossa chiuse tutte le scuole

Nelle regioni rosse tutte le scuole chiuse, nelle altre DAD a seconda della percentuale dei contagi. E’ la novità principale del primo DPCM di Draghi.

Le varianti del coronavirus dettano la politica delle chiusure anche a Mario Draghi, con le zone arancioni, rosse e arancione rafforzato che sembrano mangiarsi inesorabilmente l’Italia gialla e con i ricoveri in costante aumento (+222 persone in terapia intensiva in 24 ore e oltre 17 mila positivi): il nuovo Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm) punta a scongiurare l’aumento dei contagi, sottolineato anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza: “Ci sono segnali robusti di ripresa della curva”, spiega in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Il nuovo Dpcm, il primo firmato dal premier ex Bankitalia, contiene una stretta a partire dalla chiusura delle scuole nelle aree rosse e arancioni e anche in quelle gialle in cui sarà superata per una settimana la soglia dei 250 infetti ogni 100 mila abitanti. Una decisione caldeggiata dalle stesse Regioni, che però già sta provocando proteste: la 12/enne Anita, studentessa torinese che ha dato vita alla lotta contro la didattica a distanza (dad), fa un appello al ritorno in piazza per non “tornare indietro di un anno”.

Ma si moltiplica la corsa dei territori alle zone ‘rafforzate’, che provocherà a cascata la chiusura degli istituti: da Bologna (in Emilia Romagna sono aumentati del 70% i contagi a scuola) a Modena e Ancona, passando per Caserta, la valle del Po e diversi Comuni del Friuli.

Il Dpcm, sul quale le Regioni sono state consultate in anticipo, in discussione fino a tre giorni dalla scadenza del precedente il 5 marzo, sarà in vigore dal 6 marzo, sabato prossimo, fino al 6 aprile, il martedì dopo Pasqua. Speranza però non esclude che le stesse misure possano proseguire con altri provvedimenti anche dopo quella data.

Il provvedimento è stato illustrato dal ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini e da Speranza a Palazzo Chigi con al loro fianco i presidenti di Istituto superiore di Sanità (Iss) e Consiglio superiore di Sanità (Css) Silvio Brusaferro e Franco Locatelli, membri di primo piano del Cts.

“C’è un cambio nel metodo, perché il Dpcm è improntato alla massima condivisione possibile – , ha spiegato Gelmini – . La risoluzione del Parlamento è la stella polare, poi la condivisione si è estesa alle Regioni, province, comuni. Abbiamo cercato di acquisire il punto di vista degli amministratori”.

LE ALTRE MISURE- Così come chiesto dai governatori ci sarà attenzione per le famiglie: nel ‘decreto sostegno’ ci saranno risorse retroattive per i congedi parentali (200 milioni di euro), da gennaio in avanti, e anche risorse per la didattica a distanza. Tra le novità anche la cancellazione del divieto di asporto delle bevande dagli esercizi commerciali dopo le ore 18, ma resta quello di consumarle sul posto e, come anticipato nei giorni scorsi alle Regioni, le ordinanze di Speranza del venerdì sulle fasce colorate entreranno in vigore dal lunedì successivo e non più dalla domenica. Inoltre sarà prorogato fino al 6 aprile il divieto di spostamento tra territori, anche gialli (o bianchi, nel caso della Sardegna). Si può uscire solo per lavoro, salute e urgenza, con autocertificazione. Si può andare nelle seconde case, ma solo se sono in fascia gialla o arancione. Nelle zone gialle si conferma la possibilità per i musei di aprire nei giorni infrasettimanali, garantendo un afflusso controllato. Dal 27 marzo, sempre nelle zone gialle, è prevista l’apertura anche il sabato e nei giorni festivi. Sempre dal 27 marzo, nelle zone gialle si prevede la possibilità di riaprire teatri e cinema, con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. Ma bisognerà vedere in un mese come evolverà la curva.

Malumore tra alcune Regioni per la mancata riapertura dei ristoranti anche a cena in zona gialla, tra le altre cose. Molto critico il presidente dell’Associazione Comuni (Anci) Antonio Decaro, secondo il quale “con una mano si chiudono le scuole e con l’altra si elimina il divieto di asporto per tutti dopo le 18, favorendo così di fatto gli assembramenti nei luoghi della movida e nei pressi di bar e locali frequentati per lo più dai ragazzi”. Un problema concreto per i sindaci in assenza di controlli capillari. “Le uniche misure di restrizione sembrano riguardare le lezioni in presenza – aggiunge il sindaco di Bari -. Così non va”.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.