“Ardètc li cannilicch!”, quanto era bella Pescara…

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C’è un detto che solo i Pescaresi possono comprendere: “Ardètc li cannilicch!” come a dire, quanto era bella Pescara. E allora spazio ai ricordi e alla nostalgia.

C’è un detto in rigoroso dialetto “Ardètc li  cannilicch!” che racchiude un mondo, ricordi, nostalgia, pensieri di una Pescara che non c’è più. Nasce addirittura un Gruppo Facebook  che riunisce nel celebre motto quei Pescaresi che con una certa nostalgia ricordano una città, con i suoi personaggi, i suoi simboli, i suoi spazi. “Ardètc li cannilicch!”, appunto, i cannolicchi, quando c’erano e si prendevano con maestria, tra due dita, come facevano i nostri padri, i nostri nonni. E’ il mare che non c’è più, quello dove si trovavano già quasi a riva i cannolicchi, ancora prima le telline, le stelle marine, addirittura c’è chi ricorda i cavallucci marini. Un mare limpido, dove si poteva pescare, come ci racconta chi, quegli anni, li ha vissuto e se li ricorda bene. Erano gli anni’60 e ’70 e ancora prima, quando Pasolini, nel 1959, rimase affascinato e colpito e scrisse entusiasta della città e dei Pescaresi.  Chi non ricorda l’orologio e il datario fioriti a colorare la rotonda dove ora c’è la Nave di Cascella, “altro che Ponte del Cielo!”, sospira qualcuno. C’erano i mosconi a remi in legno che, addirittura, venivano usati quando dopo le piogge torrenziali, la città si allagava nelle vie perpendicolari alla riviera, e si prendeva tutto con un sorriso. C’era una piazza Salotto viva e colorata, immune dal cemento.  Poi arrivarono gli anni ’80, e i personaggi della città: chi non ricorda Ines la Rossa (nella foto sopra ritratta dall’artista Napoleone) e le sue proverbiali e colorite uscite, o Romeo il cane guardiano della città che non si perdeva una manifestazione per mettersi in prima fila. Chi, tra i Pescaresi con più di trent’anni, non ricorda pezzi di vita e di città che ora non ci sono più, cancellati dalla fretta di crescere, dal cemento che non conosce nostalgia, e anche da chi, spesso, non ha rispetto della memoria. Poi ci sono i Pescaresi più anziani che raccontano del teatro Pomponi, della vecchia Stazione, dei cinema ora chiusi, dei negozietti e delle botteghe, e ancora prima della rivalità tra Portanuova e Pescara, anche se ormai erano diventate una città sola. “Ardètc li cannilicch” è un modo per dire: portate e portiamo al mare il rispetto che merita, e con esso, alla città che nasce sul mare e sul fiume. Ognuno, a qualsiasi età, coltiva nel cuore il ricordo e un pizzico di nostalgia della Pescara di qualche anno fa o ancora più indietro, quando le donne lavavano i panni nell’acqua del fiume e gli uomini pescavano in un fiume che quasi si poteva bere. Sui social continuano a nascere le pagine della nostalgia, dove si condividono foto, pensieri, commenti e ricordi di una città che è cambiata così rapidamente, e che continua a mutare. Poi, si sa, i Pescaresi sono così, pronti a criticare la loro città, ma guai se a farlo non sono loro! Eppure Pescara accoglie tutti e non ti chiede la carta d’identità perché una volta che ci vivi, diventi Pescarese, comunque. Mentre l’Amarcord corre sui social e in rete, c’è la consapevolezza che forse chi verrà dopo di noi rimpiangerà la Pescara di oggi, chissà, e proprio per questo trattiamola bene, questa nostra Pescara.