Coronavirus Abruzzo, il 6 aprile degli aquilani nel silenzio con la città vuota

Coronavirus Abruzzo: il 6 aprile celebrato ma non collettivamente da una comunità che si riscopre ancora più coesa nel ricordo. Silenzio e città spettrale, dopo 11 anni ancora una volta vuota a causa del coronavirus, toccanti le celebrazioni

 

Nella notte più lunga per gli aquilani, a 11 anni dal sisma, il clima è surreale e anche quando fa giorno nessun convegno, nessun momento collettivo per parlare del 6 aprile. L’emergenza sanitaria in corso in tutto il mondo cancella la tradizione ma non la memoria che da collettiva diventa individuale. L’immagine dall’alto diffusa dal sindaco fa il giro del web in pochi minuti. Di rosso vengono illuminati dei luoghi in centro dove ci sono state tante vittime: via XX settembre, casa dello studente, piazzale Paoli, via D’Annunzio e Convitto. Il rosso come il dolore. Dalla piazza invece si erge verso il cielo un fascio di luce blu, quella è la speranza. Ci sono solo tre persone e le forze dell’ordine a presidiare il centro della città: sono il sindaco Pierluigi Biondi, il prefetto Cinzia Torraco e Francesco Di Paolo, sindaco di Barisciano a rappresentare i Comuni del cratere. Il silenzio sulla piazza è impressionante quando si accede alle 23.30 il braciere.

Nella cappella delle Anime Sante c’è l’omaggio alle vittime del terremoto, nella chiesa prima della messa del cardinale Petrocchi il sindaco legge pure il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Il ricordo della notte del 6 aprile signor sindaco – scrive – di undici anni or sono è impresso con caratteri indelebili nelle menti e nei cuori dei cittadini dell’Aquila e di tutti gli italiani. Nel giorno dell’anniversario desidero rinnovare i sentimenti di vicinanza e solidarietà. La ricostruzione – ha aggiunto – resta una priorità e un impegno inderogabile per la Repubblica”. Toccanti le parole del primo cittadino che ha sottolineato come il ricordo della tragedia sia rafforzato oggi da un sentimento unico e solidale che accomuna l’intero paese. La messa a porte chiuse alle Anime Sante e per la prima volta non vengono letti i nomi delle vittime. Rimangono i rintocchi della campana, sono 309, scanditi nel silenzio della città, dopo 11 anni vuota.

Il Comune e il comitato dei familiari delle vittime avevano invitato tutta Italia ad accendere una candela e lo aveva fatto anche il sindaco di Bari Decaro come ANCI. Tanti cittadini comuni  ma anche tante istituzioni e tanti sindaci hanno inondato il web con le foto delle candele a mezzanotte. Un ricordo per le 309 vittime del sisma dell’Aquila, un ricordo per chi ha lasciato la vita nella solitudine a causa del virus, una speranza rappresentata dalla luce per chi ogni giorno resta e combatte.

Anche Onna, il borgo più colpito dal terremoto, non ha potuto commemorare le sue vittime insieme ma lo ha fatto lo stesso nel profondo e intimamente.

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