Coronavirus Abruzzo, gli aggiornamenti del 30 maggio

Coronavirus, qui tutti gli aggiornamenti di sabato 30 maggio. Indice Rt in Abruzzo a 0,67, si va verso le riaperture tra regioni il 3 giugno.

+++NOTIZIA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO+++

Ore 20.20Covid 19: in Abruzzo, torna il far west dei dati?

Ore 18.20 Covid 19 Pescara: ordinanza antiasporto alcolici, “Danno per le imprese”

Ore 17.02 – Covid 19 Pescara: rinviato al 6 luglio 2021 concerto Alan Parsons Project

Ore 14.22Covid 19 Abruzzo: Nas e GdF sequestrano 20 mila mascherine

Ore 13.31Covid 19 Pescara, Tribunale: penalisti, “Allentare il rigore delle cancellerie”

Ore 13.00Covid19 L’Aquila: a fine lockdown tornano vandali e sporcizia

Ore 12.21Covid 19 Campli: ultimo giorno di scuola a Campovalano

Ore 11.40 – Rete8, messa in diretta dalla Val Fino, ex zona rossa Covid-19

Ore 9.30 – Fase 2 Covid-19 Abruzzo, aperti i sentieri del Parco della Majella

Ore 8.10 – Pescara, il Covid-19 condiziona le celebrazioni del 2 giugno

Ore 6.00Covid 19, l’Abruzzo ha un indice Rt 0,67

LE NEWS ANSA DALL’ITALIA E DAL MONDO

Coronavirus Italia: bollettino del 30 maggio. I contagiati totali da coronavirus sono ora 232.664, 416 più di ieri, quando se ne erano registrati 516 in più, quindi in calo nelle 24 ore. Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. In Lombardia sono 221 in più (ieri 354), pari al 53,1% dell’aumento odierno in Italia. I dati sono stati resi noti dalla Protezione civile. Ci sono 6 regioni a zero contagi: Abruzzo, Umbria, Sardegna, Molise, Calabria e Basilicata.
Sono 111 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia, in aumento rispetto alle 87 di ieri. In Lombardia nell’ultima giornata se ne sono registrate 67, mentre ieri erano state 38. I morti a livello nazionale salgono così a 33.340. I dati sono stati resi noti dalla Protezione Civile.
Sono saliti a 155.633 i guariti e i dimessi per il coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 2.789. Venerdì l’aumento era stato di 2.240.
Sono 450 i pazienti ricoverati in terapia intensiva in Italia, 25 meno di ieri. Di questi, 172 sono in Lombardia, uno meno di ieri. I malati ricoverati con sintomi sono invece 6.680, con un calo di 414 rispetto a ieri, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 36.561, con un calo di 2.045 rispetto a ieri.
Sono 43.691 i malati di coronavirus in Italia, 2.484 meno di ieri, quando il calo era stato di 1.811.
Nel dettaglio – secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile -, gli attualmente positivi sono 21.809 in Lombardia (-874), 5.290 in Piemonte (-368), 3.279 in Emilia-Romagna (-285), 1.612 in Veneto (-237), 1.166 in Toscana (-89), 781 in Liguria (-213), 3.055 nel Lazio (-108), 1.347 nelle Marche (-5), 981 in Campania (-5), 1.222 in Puglia (-61), 366 nella Provincia autonoma di Trento (-44), 999 in Sicilia (-138), 305 in Friuli Venezia Giulia (-18), 770 in Abruzzo (invariato, non comunicati dati odierni), 137 nella Provincia autonoma di Bolzano (-17), 31 in Umbria (+0), 186 in Sardegna (-4), 17 in Valle d’Aosta (-2), 151 in Calabria (-8), 156 in Molise (-6), 31 in Basilicata (-2). Quanto alle vittime, sono in Lombardia 16.079 (+67), Piemonte 3.858 (+7), Emilia-Romagna 4.107 (+5), Veneto 1.916 (+10), Toscana 1.037 (+6), Liguria 1.459 (+7), Lazio 728 (+7), Marche 987 (+1), Campania 411 (+0), Puglia 500 (+0), Provincia autonoma di Trento 462 (+0), Sicilia 273 (+1), Friuli Venezia Giulia 333 (+0), Abruzzo 404 (+0), Provincia autonoma di Bolzano 291 (+0), Umbria 76 (+0), Sardegna 130 (+0), Valle d’Aosta 143 (+0), Calabria 97 (+0), Molise 22 (+0), Basilicata 27 (+0). I tamponi per il coronavirus sono finora 3.824.621, in aumento di 69.342 rispetto a ieri. I casi testati sono finora 2.404.673.
Nessuna vittima in 11 regioni nelle ultime 24 ore per il coronavirus in Italia, secondo i dati della Protezione civile: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sardegna. Un solo morto in più nelle Marche e in Sicilia. Pesa il dato della Lombardia, che ne fa registrare 67 su 111, oltre il 60% del totale, unica regione a far registrare oggi più di 10 vittime (sono 10 in Veneto).

I pazienti Covid19 che affrontano un intervento chirurgico rischiano di più la morte post operatoria. È quanto emerge da uno studio su scala mondiale pubblicato oggi sulla rivista scientifica The Lancet. In Italia, lo studio è stato coordinato da tre giovani ricercatori Francesco Pata, Gaetano Gallo e Salomone Di Saverio, due calabresi e un lombardo. Sono tre gli aspetti fondamentali del lavoro scientifico portato avanti dal gruppo internazionale di ricercatori, Covid Surg, coordinato dall’Unità di ricerca sulla Chirurgia Globale (NIHR) dell’Università di Birmingham. I pazienti presentano un aumentato rischio di morte post-operatoria se contraggono il Covid-19; gli interventi chirurgici non-critici dovrebbero essere posposti durante la pandemia; infine sono necessari degli investimenti urgenti per aumentare la sicurezza della chirurgia durante la pandemia. I ricercatori hanno riscontrato, inoltre, che, tra i pazienti infettati dal coronavirus SARS-CoV-2, che sono stati sottoposti a intervento chirurgico, i tassi di mortalità si approssimano a quelli dei pazienti più critici che sono stati ricoverati nelle terapie intensive dopo aver contratto il virus nella comunità. I ricercatori hanno esaminato i dati di 1.128 pazienti da 235 ospedali in 24 nazioni, prevalentemente dell’Europa, sebbene abbiano contribuito anche ospedali dell’Africa, dell’Asia e del Nord America.

Il 3 giugno cade obbligo di quarantena di 14 giorni per i cittadini provenienti dai Paesi Schengen e dalla Gran Bretagna. Per il resto dei cittadini europei tale obbligo cadrà dal 15 giugno. L’indicazione è contenuta nel dpcm in vigore, che prevede anche la fine del divieto di spostamenti infraregionali sempre a partire dal 3 giugno.

Attenzione a non confondere le allergie primaverili con i sintomi del Covid-19. Con la primavera possono presentarsi o peggiorare alcuni sintomi tipici delle allergie respiratorie, come riniti, congiuntiviti o asma bronchiale, che potrebbero essere facilmente confusi con quelli del Sars-Cov-2. In questi casi è bene non affidarsi alla ricerca sul web e contattare invece il proprio medico. A fare chiarezza è il focus “Allergia o Covid?” pubblicato sul portale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). In particolare, ricordano gli esperti Iss, a dover far sorgere dubbi che possa trattarsi di qualcosa di più grave sono tre situazioni specifiche: se i sintomi insorgono in persone che non hanno mai sofferto di allergia respiratoria, se si è un paziente allergico e la terapia abituale non attenua il problema, oppure se, ai sintomi soliti, si aggiunge la febbre. In chi soffre di allergie ai pollini, l’uso delle mascherine in questo periodo va ancor più incentivato perché oltre a proteggere dal coronavirus, può proteggere da allergeni che viaggiano nell’aria. Nel momento in cui l’epidemia costringe a stare più tempo in casa, chi soffre di asma bronchiale causata da allergeni indoor, come acari, epiteli animali e muffe, deve prestare maggiore attenzione alle indicazioni ricevute per evitare manifestazioni acute. In caso di allergia al lattice, bisogna usare esclusivamente guanti in nitrile, facendolo anche presente al personale sanitario, in caso di necessità. Infine, se si sta effettuando un ciclo di immunoterapia specifica per le allergie, non va interrotto e chi è in terapia di mantenimento deve continuare il trattamento prescritto.

Non sarà un’estate senza parchi divertimento: “Siamo pronti a riaprire – ha detto Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani – per portare finalmente la nostra magia e la nostra allegria nella vita dei bambini e dei ragazzi, fasce altamente penalizzate nel corso degli ultimi mesi, che oggi hanno il diritto di divertirsi in totale sicurezza. Abbiamo sviluppato delle regole molto precise, che rispetteremo scrupolosamente a tutela degli ospiti e del personale, ma auspichiamo che governo, virologi e media facciano la loro parte per sensibilizzare l’opinione pubblica sul corretto approccio da adottare rispetto al rischio effettivo di contrarre l’infezione. Ci sono delle regole e devono essere seguite, ma assistiamo ancora troppo spesso ad un ingiustificato eccesso di allarmismo che rischia di compromettere la ripresa e gli sforzi che lo stesso governo sta facendo, con conseguenze disastrose per tutto il sistema economico”. Il via libera ufficiale è arrivato insieme alle “Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive” pubblicate il 22/05/2020 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel documento è inserito un capitolo espressamente dedicato ai “Parchi Tematici e di Divertimento, nel quale vengono recepiti alcuni dei protocolli presentati nelle ultime settimane dall’Associazione Parchi Permanenti Italiani, elaborati sulla base delle indicazioni emanate da IAAPA, organizzazione internazionale che rappresenta il comparto a livello mondiale. Tra le misure di sicurezza c’è il contingentamento degli ingressi in funzione degli spazi per evitare assembramenti, anche attraverso l’adozione di sistemi di prenotazione online che avranno anche il vantaggio di evitare le code alla biglietteria. Previste regole molto precise per la gestione dei flussi dei visitatori e delle linee di coda, oltre a disposizioni specifiche per l’accesso alle attrazioni e agli spettacoli. Il distanziamento minimo da osservare, anche sulle attrazioni, sarà di 1 metro, salvo nei casi in cui si pratichi intensa attività fisica, come nei parchi avventura dove sarà di 2 metri, e si applicherà sulla base di nuclei familiari o conviventi. Potrà essere rilevata la temperatura corporea all’ingresso, si dovrà indossare la mascherina, ad eccezione dei parchi acquatici, e si dovrà utilizzare frequentemente il gel disinfettante per le mani, soprattutto prima di accedere alle attrazioni. Le aree comuni saranno costantemente sanificate, così come i dispositivi eventualmente noleggiati per l’accesso alle attrazioni, gonfiabili, armadietti, lettini ed altre attrezzature. Negozi, hotel e altre attività interne ai parchi, come i punti ristoro, seguiranno pedissequamente le norme già previste per i rispettivi settori. Le strutture non riapriranno tutte alla stessa data: alcuni parchi faunistici, ad esempio, sono già aperti. In generale, però, è prevedibile che entro la seconda metà di giugno buona parte dei parchi sarà operativa.
“Operiamo nella maggior parte dei casi all’aperto – prosegue Ira – e ci rivolgiamo ad una fascia di popolazione, quella dei ragazzi, dei bambini e dei loro giovani genitori, meno a rischio rispetto ad altre categorie. A dimostrazione della sicurezza del nostro comparto in altri Paesi Europei come Francia, Spagna e Germania, i parchi hanno già ottenuto da tempo il via libera definitivo. Certo non sarà una stagione facile, molte aziende del comparto sono in crisi di liquidità a causa del mancato rientro degli investimenti sostenuti nel corso dell’inverno per aggiornare l’offerta con nuove attrazioni e aree tematiche. Investimenti a cui ha immediatamente fatto seguito il lockdown. Delicata anche la situazione dei parchi acquatici che, oltre allo scarso preavviso per i lavori propedeutici alla riapertura, subiscono lo svantaggio di poter contare su una stagione di durata limitata. Per noi non è prevista nessuna forma di finanziamento di quelle riservate al turismo e allo spettacolo, inoltre la perdurante assenza di tutela civile e penale per le banche che erogano prestiti superiori a 25.000 euro rallenta il processo di valutazione del merito di credito, specie nei confronti di aziende capital intensive come le nostre”.
Il comparto raggruppa oltre 230 realtà in Italia tra parchi a tema (come Leolandia e Mirabilandia), parchi faunistici (come l’Acquario di Genova e Zoom Torino), parchi acquatici (come Aquafan Riccione e Caribe Bay) e parchi avventura per un totale di 25.000 posti di lavoro (10.000 fissi e 15.000 stagionali) e ricavi per 450 milioni di euro nel 2019, cifre che salgono rispettivamente a 60.000 occupati e 2 miliardi di euro di ricavi, considerando l’indottocomposto da hotel, ristorazione, merchandising, manutenzione e simili. Nel 2019 i parchi della Penisola hanno totalizzato oltre 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia, a cui si sommano 1,5 milioni di stranieri, per un totale di 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, segno che il comparto sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nella composizione dell’offerta turistica del nostro Paese.

Via agli spostamenti tra regioni a partire dal 3 giugno: “Al momento non c’è in Italia alcuna situazione critica relativa all’epidemia di Covid-19” ha detto il ministro Roberto Speranza. I dati dell’Istituto superiore di sanità spingono verso la riapertura completa del paese: il 3 giugno dovrebbero cadere i divieti di spostamento, dopo quasi tre mesi sarà possibile tornare a muoversi liberamente in tutta Italia. Gli scienziati però avvertono: l’incidenza dei casi “è molto eterogenea” sul territorio nazionale, ci sono regioni con un numero molto elevato e altre a basso contagio; ecco perché, nel momento in cui aumenterà “la frequenza e l’entità” della circolazione nel paese, bisognerà avere molta cautela ed essere pronti a isolare gli eventuali nuovi focolai. “I dati del monitoraggio sono incoraggianti. I sacrifici importanti del lockdown hanno prodotto questi risultati. Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa con gradualità” si sbilancia il ministro della Salute Roberto Speranza, un esponente del Governo che, fin dall’inizio dell’emergenza, ha mantenuto sempre una linea di rigore e prudenza. È proprio Speranza, nel vertice convocato dal premier Giuseppe Conte con i capi delegazione della maggioranza, i ministri Francesco Boccia, Luciana Lamorgese, Luigi Di Maio e il sottosegretario Roberto Fraccaro, ad illustrare l’andamento della curva e il monitoraggio relativi alla settimana dal 18 al 24 maggio, quella coincisa con la riapertura di bar, ristoranti negozi e, anche, con i primi assembramenti nelle piazze della movida. In sostanza, il famigerato Rt (l’indice di trasmissibilità del virus) è sotto l’1 in tutte le Regioni, il trend dei nuovi casi è in diminuzione e anche se alcuni territori hanno ancora una base numerica molto alta, c’è una buona capacità di reazione del sistema sanitario.

Dunque discorso chiuso? Non ancora, anche se il pressing sul governo per riaprire tutto il paese da 3 giugno è fortissimo. Premono governatori, opposizione, categorie economiche e anche chi, nella maggioranza, finora non si era sbilanciato. Il capo grillino Vito Crimi, che due giorni fa chiedeva che fossero consentiti solo “spostamenti in aree limitrofe, considerando che in Lombardia ancora si muore”, spinge ora per una riapertura totale: “non credo sia il caso di prorogare ulteriormente, credo che si debba aprire il 3 senza differenziazioni tra Regioni”. Il governo si prenderà quindi ancora qualche ora, prima di formalizzare la decisione. Innanzitutto, nell’analizzare i dati gli scienziati hanno sottolineato più volte che il virus è tutt’altro che sconfitto, visto che sono già stati individuati “nuovi focolai” e che la situazione è “epidemiologicamente fluida” in molte regioni. Dunque se anche si decide di riaprire ci deve essere il “rispetto rigoroso” delle misure di distanziamento, igiene e divieto di assembramento. Non solo: i sistemi sanitari devono continuare ad essere rafforzati per fronteggiare una possibile risalita dei contagi e bisogna essere pronti, come dice il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ad isolare eventuali zone rosse: “in caso di variazioni possono essere necessari passi indietro chirurgici”. Sono le uniche ‘armi’ a disposizione per contrastare la diffusione. C’è poi un altro aspetto che invece è tutto politico: la preoccupazione di diverse regioni, soprattutto quelle del centro sud che hanno un numero di casi molto basso, di trovarsi il virus in casa per gli spostamenti di chi arriva da territori dove invece la circolazione del Covid è molto più alta. Un timore già espresso nei giorni scorsi da Sardegna, Sicilia, Puglia e alle quali oggi si sono aggiunte anche Lazio e Campania, con Vincenzo de Luca che come al solito non ha usato giri di parole: “è del tutto ragionevole – ha detto il governatore campano – che se c’è un territorio con un altissimo numero di contagiati, questo territorio debba avere delle limitazioni alla mobilità”.

Il ministro delle Autonomie Francesco Boccia ha già chiarito che si riparte tutti insieme e che non ci sarà spazio per scelte dei governatori in contrasto con la Costituzione. Probabilmente l’esecutivo porterà la sua proposta in Conferenza Stato-Regioni per condividerla con i presidenti, anche se il Dpcm in vigore dice che il divieto decade il 3 e dunque, almeno formalmente, non sarebbe un passaggio obbligato. È quella la sede dove verrà probabilmente presa la decisione finale e, nel caso non si dovesse trovare un punto d’incontro, potrebbero tornare utili le parole dall’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera: “ci vuole ancora prudenza per capire se siamo in una fase nuova e diversa oppure no. Per fare una valutazione complessiva su quella che è la diffusione, la data cardine è l’8 giugno, quando avremo un dato consolidato. Riteniamo che avere una indicazione generale per tutto il Paese sia la cosa più corretta, poi che la data per riaprire sia il 3 o l’8 non cambia”.

L'autore

Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.