Chieti, due infermiere aggredite in Ospedale

Due infermiere aggredite al Pronto Soccorso di Chieti. Già altre volte un 51 enne di Pianella si è recato in Ospedale a Chieti chiedendo di essere ricoverato per alcuni controlli. Probabilmente un pretesto per avere un letto e pasti caldi per alcuni giorni.

Ma non avendo ricevuto le attenzioni che sperate il 51 enne ha perso le staffe sfogando la sua ira su due infermiere del Pronto Soccorso. Una delle due infermiere, la più minuta di 44 anni, è stata scaraventata a terra riportando due costole rotte mentre l’altra, di 33 è stata strattonata con forza. L’intervento di alcuni pazienti, in particolare di un giovane albanese, ha messo fine all’ aggressione. L’episodio si è verificato la scorsa notte al Pronto Soccorso del santissima Annunziata di Chieti. Il 51 enne da quanto si è appreso, aveva problemi di alcol e droga oltre che psichiatrici. Sul posto sono intervenuti gli addetti alla vigilanza e successivamente gli agenti di Polizia. Il medico psichiatra ha infine deciso di sottoporre il cinquantunenne ad un TSO, trattamento sanitario obbligatorio e l’uomo è stato trasportato in ambulanza presso l’Ospedale Civile di Lanciano.

LE REAZIONI

Il presidente dell’Ordine Infermieri della provincia di Chieti, Giancarlo Cicolini, esprime massima solidarietà alle colleghe vittime dell’aggressione e sollecita interventi di prevenzione. “Le istituzioni competenti identifichino i fattori di rischio per la sicurezza del personale e pongano in essere le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune” chiede Cicolini, ricordando che in ambito sanitario e sociosanitario le aggressioni fisiche hanno raggiunto il 48% e il 27% degli operatori, in particolare nei servizi di emergenza-urgenza e nelle strutture psichiatriche. Il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Chieti, Ezio Casale, sollecita la Asl ad attivare in tempi rapidi interventi strutturali per il Pronto soccorso del “SS. Annunziata”, per “migliorare le condizioni di sicurezza e lavoro degli operatori e garantire un’accoglienza dignitosa ed efficiente per i pazienti. Serve un posto fisso di Polizia attivo 24 ore su 24 e un servizio di vigilanza costante all’interno del Pronto soccorso. Va rafforzata la dotazione di personale, specie nei momenti di maggiore afflusso. L’area per il triage va adeguata, dedicando un apposito locale che garantisca il rispetto della privacy delle persone”. “Già dal novembre 2007 – ricorda Casale – il ministero della Salute ha inviato alle Regioni la Raccomandazione n. 8 che sollecitava interventi di prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari. Nulla o quasi, però, sembra sia stato fatto in tutti questi anni nella nostra regione, né presso i presidi ospedalieri dei Pronto soccorso né nelle sedi di guardia medica”. La prevenzione degli episodi di violenza richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e “diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza, incoraggi il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri soggetti che possano fornire un valido supporto”.

“Esprimo a nome della giunta regionale la mia più totale vicinanza e solidarietà alle due operatrici sanitarie aggredite nel presidio di Chieti”. Lo ha detto l’assessore alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci. “Il Pronto soccorso da sempre, in tutti i sistemi regionali – dice Paolucci – è il luogo più esposto nel rapporto con la cittadinanza, in quanto gli operatori devono gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte emotività e lo fanno sempre con straordinaria professionalità, anche se questo a volte non riesce ad azzerare del tutto il rischio di trovarsi un aggressore con problemi psichiatrici o di dipendenza patologica. Come Regione stiamo mettendo in campo, con risorse aggiuntive di 8 milioni per l’annualità in corso, interventi per ridurre il fenomeno della carenza di personale per i servizi in aree assistenziali di maggiore attività”. “Per questo la raccomandazione ministeriale del 2007 non è tanto rivolta agli organi istituzionali, ma alle Direzioni Aziendali, che sulla base delle specificità di contesto devono predisporre un programma di prevenzione e una propria procedura per prevenire atti di violenza a danno degli operatori. Viviamo un tempo di esasperazione e i fatti di cronaca presso le strutture sanitarie, le scuole ne sono una continua dimostrazione”. “Il confronto politico deve conoscere quindi responsabilmente un utilizzo più appropriato del linguaggio, nei toni, nei sostantivi e negli aggettivi anche per evitare che il clima nelle nostre comunità possa involontariamente ingenerare sentimenti di sdegno e rabbia. Affido inoltre al nuovo governo della Repubblica – conclude l’assessore – che tra gli impegni assunti prevede quello di investire molto sulla sicurezza, il compito di dotare le istituzioni di strumenti più efficaci. Il punto non è la strumentalizzazione della raccomandazione ministeriale, ma ricostituire un confronto costruttivo ed un clima più civile, con la responsabilizzazione di tutti i ruoli”.

“La Direzione Aziendale non sta a godersi la siesta ignorando i problemi relativi alla sicurezza, riferiti in special modo al Pronto soccorso dell’ospedale di Chieti”. Il caso delle infermiere aggredite da un paziente con problemi psichici in attesa del suo turno, che si è verificato al ‘SS. Annunziata’ non passa sotto silenzio: il direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Pasquale Flacco, interviene per chiarire le iniziative intraprese per garantire condizioni di sicurezza a operatori e pazienti. “Abbiamo istituito due postazioni della vigilanza, una all’interno del Pronto soccorso e una all’esterno – mette in evidenza Flacco – proprio per favorire condizioni di tutela per il personale e gli utenti. Sono misure straordinarie, che offrono all’ospedale di Chieti una protezione sicuramente adeguata ai volumi di attività che esprime. Anche sul fronte della formazione mirata alla gestione dell’utenza più critica, con particolare riferimento alle situazioni di maggiore aggressività, abbiamo attivato corsi specifici rivolti al personale. Questo – prosegue il direttore generale – per dire che vengono messe in campo tutte le azioni possibili per prevenire episodi di violenza ai danni dei nostri operatori. Ma casi come l’ultimo che si è verificato restano circoscritti alla eccezionalità della vita del Pronto soccorso e non sono la normalità né il frutto di una politica aziendale miope o incurante dei problemi e delle emergenze. Sono certo che i protocolli a disposizione consentano, nel caso di pazienti affetti da disturbi psichici, la gestione congiunta con i servizi psichiatrici attigui al Pronto soccorso, e quindi immediati nell’intervento, sicuramente più efficaci di una telecamera che non può certo contrastare un’esplosione d’ira come quella che si è verificata”.