Bimbo ucciso a Pescara: Maravalle torna in libertà

Maxim_Maravalle

Bimbo ucciso a Pescara: Maravalle torna in libertà. Il padre adottivo del piccolo Maxim di 5 anni ucciso nel sonno nel luglio del 2014, in libertà vigilata.

Si tratta di una misura di sicurezza provvisoria disposta dal Gip del Tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, in sostituzione della misura di custodia presso la casa di cura e custodia annessa all’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, dove Massimo Maravalle si trovava dal dicembre del 2014. Il tecnico informatico di 47 anni, affetto da disturbo psicotico, in preda ad un raptus ha ucciso il piccolo Maxim nella notte tra il 17 ed il 18 luglio del 2014 nella propria abitazione di Via Petrarca, dove il bambino viveva con i genitori adottivi.  La decisione del giudice é stata presa a seguito della perizia effettuata dallo psichiatra bolognese Renato Ariatti sul padre. Stando al noto psichiatra, che in passato ha firmato le perizie su Bernardo Provenzano e Annamaria Franzoni, il tecnico informatico

“oggi non é pericoloso” in quanto sostanzialmente “non propone sintomi psicotici attivi; ha posto in essere una rivisitazione critica del suo gesto; assume la terapia in modo regolare manifestando buona risposta ad essa; non sono ravvisabili segni di disorganizzazione della personalità che appare ben conservata”

Secondo Ariatti Maravalle può godere di un sostegno da parte del contesto familiare, come é stato verificato nell’atteggiamento di vicinanza affettiva e materiale che la consorte gli garantisce, pronta a raccoglierlo a casa. Il Gip Colantonio, inoltre, aggiunge nel suo dispositivo:

“La condizione imprescindibile per poter escludere la pericolosità sociale é che Maravalle continui ad assumere cure farmacologiche adeguate e necessarie per combattere la propria malattia. Una volta revocata la misura custodiale – aggiunge però Colantonio -la effettività delle cure sia rimessa essenzialmente a Maravalle stesso, il quale potrebbe decidere di non seguire i consigli dei propri sanitari e dei propri familiari, porta a considerare latente una situazione potenziale di pericolosità che potrà essere esclusa solo attraverso una più completa verifica della condotta di Maravalle da eseguirsi in regime di libertà vigilata”

In sostanza occorre verificare le modalità di reinserimento lavorativo e familiare; deve necessariamente monitorarsi, in un arco temporale congruo, l’approccio spontaneo di Maravalle alle cure sanitarie ed alle decisioni dei medici curanti. Ecco perchè il Gip ha disposto l’obbligo per Massimo Maravalle di recarsi due giorni a settimana presso il Centro di Salute Mentale di Pescara per relazionare in merito all’attualità e tipologia delle cure farmacologiche seguite, su indicazione del proprio medico curante o spontaneamente, evidenziando eventuali problematiche capace d’incidere sugli effetti delle cure stesse (interruzione dell’assunzione) o capaci di evidenziare la riproposizione di sintomatologie patologiche. Dal canto suo il Centro di Salute Mentale dovrà fornire all’Autorità Giudiziaria una relazione a cadenza mensile su tale attività e di segnalare immediatamente ogni situazione capace d’incidere sula pericolosità sociale di Maravalle. Intanto il 29 ottobre prossimo si terrà l’udienza preliminare sulla vicenda della morte del piccolo Maxim. Davanti al Gup dovranno comparire la moglie di Maravalle, Patrizia Silvestri, la madre adottiva accusata di falso in concorso, per non aver informato la commissione valutatrice per l’idoneità all’adozione della patologia del marito, e due medici. Questi ultimi, secondo il Pm Andrea Papalia, avrebbero attestato che il padre di Maxim era esente da difetti fisici e psichici, omettendo di rilevare l’esistenza di patologie.