Atessa: la Honeywell come la Embraco

La Honeywell di Atessa come la Embraco del gruppo Usa Whirlpool, che ha annunciato il licenziamento di tutti i lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri, nel Torinese.

A intervenire con parole dure è il vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore alle Attività produttive Giovanni Lolli, dopo la firma dell’accordo sottoscritto il dieci giorni fa al Mise dalla multinazionale che produce turbocompressori per motori diesel. Un accordo – spiega Lolli – che salva fino al 2019 i 380 lavoratori, ma resta una ferita aperta.

La nota dei sindacati 

“Riteniamo drammatico che un Governo importante come quello italiano non abbia i mezzi per impedire di andare via a una multinazionale che ha precedentemente attinto a piene mani a fondi pubblici”. C’ è amarezza nel commento della rsu di Fiom, Fim e Uilm della Honeywell di Atessa dove i lavoratori hanno discusso l’accordo fatto al Mise il 16 febbraio. La chiusura della fabbrica delocalizzata in Slovacchia ha portato alla perdita di quasi 500 posti di lavoro. “La responsabilità della chiusura è esclusivamente della Honeywell – aggiunge la rsu – che dopo aver depredato un territorio fugge via lasciando un drammatico deserto alle proprie spalle e sarà compito dei prossimi governi costruire un percorso politico in grado di scongiurare processi simili per il prossimo futuro. Senza una vera politica industriale questa nazione non ha futuro e il numero di aziende che lasceranno il nostro paese sarà sempre più numeroso”. L’accordo raggiunto è stato discusso dai lavoratori “che hanno compreso, precisa la rsu, come tale intesa fosse il frutto di intenso confronto con l’azienda e che il nostro potere contrattuale si fosse notevolmente abbassato. L’accordo prevede elementi decisamente positivi, come la concessione a titolo completamente gratuito del capannone a una eventuale azienda interessata o affidarsi ad un Advisor per la ricerca di imprese pronte a rilevare lo stabilimento. Fondamentale è stato anche l’avvio del prolungamento della cassa integrazione. L’insieme di questi elementi va valutato positivamente perché in grado di favorire la possibilità di riconversione dello stabilimento. L’elargizione del bonus economico non ci lascia totalmente soddisfatti, ma è stato il massimo risultato che siamo stato in grado di ottenere nelle condizioni in cui ci siamo trovati. Ringraziamo quanti ci hanno dimostrato solidarietà. Oggi necessariamente dobbiamo voltare pagina e ragionare in maniera differente facendo i conti con una bruciante sconfitta frutto di una splendida lotta necessaria, ma che non è stata in grado di fermare questo processo di delocalizzazione. Chiediamo a tutti di unire le forze per sostenere con il massimo impegno il percorso della reindustrializzazione”.