Alberi tagliati a Pescara, la telenovela continua

Si aggiunge un nuovo capitolo nella telenovela degli alberi tagliati a Pescara. Oggi in via Scarfoglio, teatro dei nuovi abbattimenti, conferenza stampa dell’esponente di Rifondazione Maurizio Acerbo.

Il piano di abbattimenti predisposto dal Comune e motivato da ragioni di sicurezza continua ad alimentare le proteste degli ambientalisti e di parte della politica e della cittadinanza. Il Comune ieri si è scucito la bocca, sindaco e assessore ci hanno messo la faccia per spiegare le ragioni dei tanto contestati abbattimenti. Certo non deve essere facile per una giovane e promettente giornalista ritrovarsi dall’altra parte della barricata e vivere dall’interno la “cosa pubblica”, anziché osservarla a distanza con la lente di ingrandimento della stampa. Ancora meno facile se alla giornalista in questione, Laura Di Pietro, viene affidato un settore apparentemente “tranquillo” come la gestione del verde, che invece si rivela un altro boomerang lanciato dalla giunta Alessandrini (che talvolta sembra provare un certo gusto ad intraprendere azioni che le si ritorcono contro). Ora, se è vero (perdonateci, al momento non è ancora possibile aggiungere alla frase il canonico “come è vero”, compito che probabilmente spetterà alla magistratura) che gli alberi carosati dall’asfalto pescarese erano tutti – senza eccezione – pericolosi, allora ci si potrebbe chiedere perché nessuno abbia valutato prima l’impatto mediatico e sociale degli abbattimenti, perché nessuno abbia pensato, prima che ad agire, alla possibilità di concordare l’azione, o anche solo al modo giusto per comunicarla. Ancora: se è vero che in molti ritengono gli ambientalisti i soliti rompi… che dicono sempre no a tutto, dovrebbe essere altrettanto noto come siano capaci di mobilitare la cittadinanza attorno a temi così… ecologici. Un caso montato ad arte? Una strumentalizzazione politica? Qualunque cosa sia, il rischio è che anche sugli alberi, come già nel caso dell’inquinamento del mare – iniziato con una delibera lasciata troppo nel cassetto e proseguito, al contrario, con un vortice continuo di divieti che spuntano fuori ad ogni goccia di pioggia – la giunta Alessandrini si ritrovi a maneggiare goffamente la propria azione civica prima ancora che politica. Tornando alla telenovela arborea, citiamo qui solo gli ultimi capitoli. Ieri in conferenza stampa l’amministrazione comunale di Pescara, nelle persone del sindaco Alessandrini e dell’assessore Di Pietro, ha ribadito “nessun albero sano è stato abbattuto”, rispondendo carte alla mano agli attacchi degli ambientalisti. Per il primo cittadino dietro alla faccenda dei tagli non c’è alcun caso nazionale, solo un mero attacco politico. Mentre la Di Pietro parla di scrupolose verifiche compiute prima di procedere al taglio, motivato solo e unicamente dalla sicurezza. Dal fronte ambientalista invece è stato ribadito che nella lista di presunti alberi pericolosi vi sono errori e leggerezze intollerabili. Nel mezzo, a generare ulteriore confusione, è arrivato l’invito della Soprintendenza regionale alle Belle Arti ad indire urgentemente un tavolo tecnico per “concertare le successive azioni e contemperare nel migliore dei modi le ragioni di sicurezza pubblica e quelle di tutela del patrimonio paesaggistico, in considerazione della rilevanza paesaggistica e monumentale che i diversi filari di alberi interessati dalla messa in sicurezza rivestono in varie parti della città”. Per il comitato Salviamo gli alberi, che alla Soprintendenza aveva inviato un esposto, suona già come una tirata d’orecchie, mentre per il Comune l’invito si riferisce al futuro, visto che tra quelli tagliati non vi sono alberi monumentali. E’ proprio su questo punto che è intervenuto oggi Maurizio Acerbo, esponente di Rifondazione Comunista, nella conferenza stampa convocata in via Scarfoglio. Proprio davanti ad uno degli alberi segnati a morte con la fatidica croce verde, Acerbo ha precisato che né lui, né i cittadini e gli ambientalisti si oppongono ai tagli in quanto tali, a patto che venga valutato bene quali siano gli alberi da abbattere e quali invece possano essere salvati. Lo stesso Acerbo ha annunciato che, dopo l’esposto presentato dal comitato Salviamo gli alberi e dopo la nota della Soprintendenza che invita alla concertazione, la stessa ha convocato un tavolo tecnico per lunedì 19 settembre, allo scopo di valutare le prossime azioni inerenti la tutela e la messa in sicurezza del verde pubblico cittadino. La convocazione del tavolo è stata comunicata anche dal Comune di Pescara:

“Rispondiamo alla richiesta di un tavolo tecnico da parte della Soprintendenza con solerzia – scrive il sindaco Marco Alessandrini –perché siamo convinti che la partecipazione nell’ottica della salvaguardia del nostro patrimonio arboreo e delle ripiantumazioni future sia un’ottima pratica. Una richiesta che accogliamo e rilanciamo, certi che sarà una buona occasione per parlare in positivo anche delle azioni necessarie alla tutela del verde pubblico cittadino che ci aspettano in futuro, a cominciare proprio dalle prove di trazione dei pini in via Scarfoglio per cui siamo già in fase operativa. Tutto questo perché la prevenzione possa diventare la regola a tutela del verde e della pubblica incolumità e anche perché si possano stabilire insieme buone pratiche per la valorizzazione e l’ampliamento del nostro patrimonio arboreo”.

E sull’argomento è giunta in redazione anche la lettera aperta inviata al sindaco Alessandrini dall’onorevole Gianni Melilla, della Sinistra Italiana. La riportiamo integralmente:

“Caro Marco,
nel 2000 ero consigliere regionale e proposi, facendola approvare dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo, la legge isititutiva della riserva naturale della Pineta Dannunziana.
Per la verità quel parco sino ad allora si chiamava Parco D’Avalos. Ma io pensai che fosse giusto abbandonare la vecchia denominazione nobiliare per esaltare un tratto identitario di Pescara costituito dalla presenza storica di migliaia di pini e dal riferimento culturale a Gabriele D’Annunzio.
Quell’area di 53 ettari, di cui 35 occupati dall’antica selva mediterranea, sono stati così salvati grazie a norme urbanistiche particolarmente stringenti. E’ stato salvato cosi l’ultimo residuo di un grande patrimonio di pini e arbusti tipici della macchia mediterranea che un tempo si estendeva su tutto il litorale adriatico da Francavilla alle Marche.
Da allora il Comune di Pescara, grazie a quella legge, ha ricevuto ogni anno contributi ordinari di centinaia di migliaia di euro per tutelare questa area silvestre.
Immaginerai, quindi, la mia amarezza nell’osservare quanto è accaduto in questi giorni con la scelta del Comune di tagliare 120 pini distribuiti nella città di Pescara, in un clima di accesa conflittualità con tanti cittadini.
So benissimo che il pino, come ogni organismo vivente, nasce, cresce, ha bisogno di una cura da parte dell’uomo, deve essere potato, può subire malattie, incidenti, può crollare sotto il peso della neve, può diventare pericoloso e quindi deve anche essere abbattuto.
Ma quando a Pescara, Città dei Pini, si pone il problema di tagliarne ben 121, di cui molti secolari,vanno coinvolte le migliori energie scientifiche, va attivato un processo di partecipazione democratica e di condivisione delle scelte dolorose che devono essere assunte nell’interesse generale.
In questo caso, invece, mi sembra che ci siano molti interrogativi sul rigore scientifico di tale scelta del Comune, che mi sono stati riferiti da amiche e amici botanici e forestali di grande professionalità. E anche sulle modalità di attuazione dei tagli dei pini vi sono molte critiche fondate.
Il danno ormai è stato fatto, con una coda di velenose polemiche e strumentalizzazioni che mescolano le giuste ragioni ambientaliste, a me molto care, con uno squallido settarismo politico a cui sono totalmente estraneo per storia personale e cultura politica di sinistra.
Ora è arrivato il momento di fermarsi ed evitare che altro “sangue” verde sia versato in questa assurda battaglia che sta degenerando in una contesa in cui un comprensibile ma irrazionale orgoglio amministrativo rischia di compromettere l’immagine di governo cittadino a cui sono affezionato e per il quale mi sono battuto.
Un vecchio proverbio ebraico riconosce anche alle più grandi amicizie uno spazio per il dissenso e la successiva riconciliazione. In questo caso, caro Marco, volevo dirti, in amicizia, che non sono d’accordo e ti chiedo una saggia riflessione di cui sei capace”.

https://www.youtube.com/watch?v=FJnG8LknPTM