Si susseguono le reazioni critiche alla notizia del paventato aumento delle tasse per fare fronte al deficit della sanità in Abruzzo
I consiglieri regionali M5S parlano di misure ‘svuota Abruzzo e argomentano così la loro posizione in merito:
“In Abruzzo accade esattamente questo: migliaia di cittadini si ammalano gravemente e sempre più spesso non possono curarsi a causa di una sanità disastrata e inaccessibile. Il fallimento dell’amministrazione Marsilio ha altresì prodotto una mobilità passiva drammatica, un triste ‘svuota Abruzzo’ che allontana i cittadini dalla sanità pubblica regionale per fare la fortuna di quella delle altre regioni. Invece di agire per risollevare una situazione drammatica, Marsilio e la sua maggioranza assestano l’ennesimo colpo che gli abruzzesi incasseranno in pieno volto. Un aumento delle tasse che, è bene ribadirlo a gran voce, non corrisponderà a un miglioramento della qualità dei servizi esistenti oppure contribuirà alla nascita di nuovi dal momento che servirà, invece, ad arginare l’emorragia nelle casse di Regione Abruzzo per i danni prodotti da questa maggioranza di centrodestra. Il governo Marsilio, in questi sei anni, ha creato un disavanzo economico strutturale di sempre più difficile risoluzione e, dopo averlo negato fino allo sfinimento, adesso si è visto costretto ad ammettere il proprio fallimento per correre ai ripari.”
Il deputato del Pd Luciano D’Alfonso parla di voragine debitoria apparsa improvvisamente dopo le ultime regionali che hanno visto Marco Marsilio eletto per la seconda volta alla presidenza della Regione Abruzzo:
“Il vero volto di Marsilio: aumentare le tasse per tappare la voragine debitoria della sanità, applicazione perfetta della filosofia enunciata nelle chat del suo partito
Marsilio gioca con la salute dei cittadini anziché porre rimedio alla sua incapacità politica, che si è progressivamente evoluta fino ad affossare l’economia regionale. E così lunedì prossimo la giunta regionale approverà le nuove addizionali Irpef, regalando agli abruzzesi un aumento delle tasse.
Intanto va espressa solidarietà alla consigliera regionale della Lega Carla Mannetti, ‘colpevole’ di aver manifestato la propria contrarietà all’imposizione di nuove tasse.
La voragine debitoria della sanità è apparsa improvvisamente dopo le elezioni regionali del 2024: la giunta regionale l’ha tenuta nascosta fino all’esito del voto, secondo la ben nota filosofia di Marsilio – enunciata nelle chat del suo partito – che recita: ‘Certe cose si fanno il giorno dopo le elezioni, quando hai cinque anni davanti per riassorbire le proteste’.
È davvero surreale chiedere un aumento della tassazione per il livello di sanità attualmente erogato in Abruzzo, una regione in cui 120mila persone devono rinunciare alle cure e nella quale siamo in coda nel Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per quanto riguarda la prevenzione e la sanità territoriale. La realtà è che Marsilio ci sta facendo ripiombare nel regime imprigionato del commissariamento da cui eravamo faticosamente usciti nel 2016, grazie al lavoro compiuto dalla giunta regionale di cui ero presidente. Chiediamo a Marsilio se ha valutato soluzioni alternative a quella dell’incremento dell’Irpef, tra le quali – come sarebbe ovvio – quelle di cacciare i manager inefficienti, eliminare gli sprechi e riorganizzare i servizi, prima di far pagare alle famiglie e alle imprese i suoi madornali errori in fatto di sanità. Chiediamo a Marsilio se è stato trasparente quando ha annunciato al Tgr, con faccia sorridente, l’aumento dell’Irpef; un aumento buttato in faccia agli abruzzesi senza aver spiegato l’entità vera del debito sanitario e senza elencare le cause che l’hanno generato ma, anzi, giustificando il fatto con l’affermazione che ‘tanto in Abruzzo l’addizionale è ferma da anni’. Chiediamo a Marsilio di mettere le mani nelle sue tasche e di tirare fuori il coraggio, anche fosse poco quello che trova, per ritirare quest’odiosa gabella sulla salute dei cittadini, e di presentarsi al cospetto degli abruzzesi con un progetto di risanamento dei servizi sanitari basato sulla verità dei fatti, l’efficienza e l’equità. Chiediamo a Marsilio di rispondere a questa semplice domanda: ma com’è stato possibile finanziare le leggi mancia, i soggiorni del Napoli calcio e le costosissime agenzie di comunicazione mentre il buco della sanità diventava voragine? Dica la verità sul debito, su chi lo ha causato e su come si è originato, o si dimetta”.
Anche il segretario regionale Sinistra Italiana, Daniele Licheri, la possibile decisione della Giunta regionale. Secondo Licheri l’aumento dell’addizionale Irpef sarebbe utile solo a fare cassa, ma graverebbe tutto sulle spalle dei cittadini:
“Si fa cassa sugli stipendi, mentre le liste d’attesa negli ospedali si allungano, mentre 1 abruzzese su 10 deve rinunciare a farsi curare. Da una parte si va verso l’aumento delle tasse e i tagli di finanziamenti a cultura, ambiente e sociale per ripianare il buco della sanità, dall’altra questi sacrifici non si traducono in servizi nemmeno lontanamente accettabili, mentre fiumi di soldi scorrono per mance ai territori o per grandi eventi di propaganda o di promozione, senza nessuna programmazione. Le famiglie sono sempre più povere.
In un momento in cui l’Istat ha certificato a febbraio un aumento dell’inflazione in Abruzzo dell’1,7% pari a un rincaro annuo di 366 euro, che diventano 424 per una famiglia media di Pescara – premette Licheri – questa Giunta pensa di aumentare le tasse, con un incremento dell’addizionale Irpef, per coprire il buco della sanità, senza programmare una vera inversione di rotta per ridurre i debiti, che rischiano di continuare a crescere. Il problema è che la sanità non funziona e i debiti sono destinare ad aumentare. Se non migliorano i servizi, a partire dai tempi delle liste d’attesa, le persone che andranno a curarsi fuori regione continueranno ad aumentare, drenando ancora più risorse del bilancio regionale. I dati del 2023 sono inaccettabili: in 120mila persone hanno rinunciato alle cure, per le lunghe liste d’attesa e l’incapacità economica di curarsi; nel saldo tra chi va fuori a farsi curare e chi viene in Abruzzo, ossia tra mobilità passiva e attiva, l’Abruzzo ha perso 60milioni di euro. I soldi in più che devono pagare gli abruzzesi vanno a finire alle altre regioni, impoverendo il nostro territorio di servizi e di posti di lavoro. Temiamo che questo fenomeno diventi strutturale, la mancata programmazione della giunta fa aumentare i debiti e gli abruzzesi ogni anno pagheranno più tasse. Pretendiamo un tavolo immediato con le parti sociali mai convocate su questo”.
Egualmente critico il presidente regionale di Italia Viva, Camillo D’Alessandro, parla di pezza che non risolverà il buco della sanità:
“L’aumento delle tasse di competenza regionale, deciso da Marsilio, non risolverà il problema, rappresenta una pezza che non copre il buco: il debito sanitario è fuori controllo ed è strutturato. Significa che è solo il primo tempo. Il prossimo anno assisteremo alla necessità di ulteriori coperture. L’andamento è chiaro. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: a fronte dell’esplosione del debito abbiamo circa il 30% delle prestazioni sanitarie in meno, siamo la peggiore regione per mobilità passiva e liste di attesa, subiamo un aumento delle tasse, ma l’offerta sanitaria regionale è sempre peggiore, e non è in grado di riequilibrare il rapporto costi/servizi. Le nuove tasse servono a coprire ciò che le ASL non riescono a fare, ovvero ridurre il debito, ma il debito si alimenta ogni giorno, né si riduce, si paga in parte con le tasse, in parte con i tagli, che sono arrivati ai medicinali ed ai pannoloni che gli abruzzesi devono portarsi in ospedale.
Prima di procedere a misure che graveranno pesantemente sugli abruzzesi è necessario un nuovo Patto per l’Abruzzo. Marsilio non ce la fa, in occasione delle prossime politiche se ne andrà anticipatamente, e prima delle macerie dovrebbe avere un sussulto di dignità e responsabilità. Marsilio convochi tutti i partiti, i parlamentari, le rappresentanze sociali, sindacali e datoriali, metta sul tavolo la verità dei numeri e come si fa in una famiglia, si stabiliscono le priorità e ciò che viene dopo. Si recuperino risorse dalle spese improduttive, quelle disperse in mille rivoli, quelle bruciate di stampo perennemente elettoralistico e si facciano delle scelte condivise. Con il pacchetto di misura poi tutti i parlamentari, di maggioranza ed opposizione, faranno vertenza convergente a Roma. Riguarderebbe anche la Meloni che è eletta in Abruzzo. O no?”
Contrari all’aumento dell’Irpef anche i sindaci aderenti all’associazione Ali Abruzzo, che attraverso la voce del presidente Angelo Radica si dicono pronti alla mobilitazione:
“I sindaci di ALI Abruzzo (Autonomie Locali Italiane) ritengono sbagliato aumentare le tasse alle famiglie in questo momento già di grave difficoltà per bollette e inflazione. Veniamo da una stagione di tagli e i cittadini, che già soffrono una sanità al collasso, non possono essere chiamati a pagare per risanare i debiti accumulati. Chiediamo alla Regione di fare marcia indietro e sollecitiamo l’apertura, da subito, di un tavolo che punti a migliorare la qualità del sistema sanitario regionale e contestualmente verifichi dove è possibile trovare le risorse per coprire il deficit e ridurre i costi. Da tempo gli abruzzesi soffrono una sanità con servizi non all’altezza: lunghe liste d’attesa, i pronto soccorso intasati, persone che rinunciano a curarsi o sono costrette ad andare fuori regione. Di fronte a questa situazione e a una previsione di aumento delle tasse, senza che a questo segua un progetto di miglioramento del servizio pubblico, non possiamo che mostrarci fermamente contrari alla decisione di far pagare ai cittadini la cattiva gestione della sanità. Per questo chiediamo l’apertura di un immediato confronto, in modo da rilanciare il servizio sanitario pubblico nella nostra regione e siamo, in ogni caso, pronti alla mobilitazione”.
Sul possibile aumento dell’addizionale Irpef per fare fronte ai debiti della sanità abruzzese si pronuncia anche il sindacato Ugl Salute che definisce inaccettabile il, sacrificio chiesto agli abruzzesi:
“L’aumento dell’addizionale Irpef è un ulteriore sacrificio che viene richiesto ai cittadini abruzzesi. Pensando a una frase di Jean-Paul Sartre si potrebbe dire, in merito allo stato delle cose della sanità locale: sono responsabile di tutto, tranne che della mia stessa responsabilità. Così, mentre la politica regionale dibatte su come far quadrare i conti per i disavanzi dei bilanci delle Asl, osserviamo come manchi un focus sulle gestioni delle aziende sanitarie stesse. – si legge nella nota a firma del segretario regionale della Ugl Salute, Stefano Matteucci – Chi si occupa della loro gestione resta imperturbabilmente al proprio posto come se il risultato della loro conduzione, in fin dei conti, non li riguardasse più di tanto. Intanto, i tempi di attesa per una visita o un accertamento continuano ad essere lunghissimi spingendo i cittadini, ridotti allo stremo, a spendere cifre molto alte per ricorrere alla libera professione.
I servizi sono quindi ridotti di fronte all’aumento della spesa sanitaria. Altra nota dolente resta il blocco delle assunzioni che non può che riflettersi, come sottolineato recentemente dal nostro segretario nazionale, Gianluca Giuliano, sulle nuove case di comunità che rischierebbero di diventare gli ennesimi contenitori vuoti, penalizzando l’offerta sanitaria regionale.
Infine sottolineiamo come, in merito alla prevenzione, recenti dati ministeriali collochino l’Abruzzo tra le ultime regioni in Italia. Chiedere un nuovo sacrificio economico ai cittadini della nostra regione, a fronte di tale quadro, è francamente inaccettabile”.
Durissima la reazione della confederazione Cobas Pescara Chieti che parla di una stangata da più di mille euro:
“Stangata è il termine appropriato per indicare il rischio che sta per abbattersi sugli abruzzesi, se l’aumento Irpef di cui si discute in Regione diventerà realtà. Essa infatti potrebbe arrivare fino a 1.152 euro l’anno. Un aumento delle tasse per i cittadini abruzzesi con cui la maggioranza di destra della Regione Abruzzo pretende di ripianare i debiti della sanità abruzzese. Quello di costringere a lacrime e sangue gli abruzzesi con la rimodulazione dell’addizionale Irpef, dopo aver ridotto prestazioni, servizi sanitari e ospedalieri, nella peggiore delle ipotesi rinunciare a curarsi è un
vero crimine contro la popolazione abruzzese. Siamo in un quadro di seria crisi del sistema sanitario regionale, ma soprattutto in presenza di una decisione non legittimata dai fatti: come si fa ad aumentare tasse senza essere stati in grado di produrre altro che debiti e decurtazioni di servizi? Ma soprattutto: come si può pensare che avendo prodotto solo passività, si possa andare a toccare le tasche della comunità abruzzese lasciata anche senza farmaci, per tappare i buchi prodotti in bilancio? E, infine, come possono essere promossi i manager delle Asl Abruzzesi a fronte di
tanto caos?
I Cobas denunciano l’ipotesi che circola in queste ore: il primo scaglione all’1,73% per redditi fino a 28.000 euro, il secondo e terzo scaglione (cioè da 28.000 a 50.000 e oltre i 50.000 euro) si passa a 2,63 e si arriva a 3,33 per cento. Nella peggiore delle ipotesi, invece, si passa da una percentuale di 1,73 per redditi fino a 28.000 euro, al 3,33 del secondo e terzo scaglione, con aumenti mensili che arrivano a toccare oltre 96 euro al mese per i redditi più alti”.
E non è tutto: i Cobas citano anche delle voci di corridoio dalle quali si scorge un altro rischio:
“Secondo voci di corridoio si vogliono aumentare anche l’IRAP e le tasse automobilistiche!
L’atteggiamento spocchioso del presidente della giunta regionale di Fratelli D’Italia è davvero vergognoso: annunciare l’aumento come se fosse normale o dovuto, dopo sei anni di inerzia su tutte le priorità di famiglie, imprese, donne, giovani, comuni e aree interne è davvero la beffa peggiore per la comunità abruzzese. Questo aumento serve a coprire un debito che attualmente oscilla tra i 60 e 70 milioni di euro. Si tratta di un debito strutturale per le Asl.
I Cobas oltre a denunciare il furto ai danni degli abruzzesi, si rendono disponibili per tutte le iniziative di contrasto a tale provvedimento che, tra l’altro, non porterà a miglioramenti della sanità abruzzese”.
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, che ha parlato di autocertificazione di un fallimento:
“L’incremento dell’addizionale Irpef deciso dal governo regionale per risanare il deficit sanitario arriverà a incidere fino a duemila euro annui a famiglia. Di fatto siamo di fronte a un auto commissariamento mascherato, che conferma come in questi anni il governo regionale, lungi dal mettere in campo una reale programmazione e investimenti finalizzati al rilancio della sanità abruzzese, abbia al contrario distrutto il sistema sanitario regionale. E così, mentre i sindaci, pur a fronte dei pesanti tagli da parte di questo Governo che sono tornati a colpirli, lavorano per non aumentare tasse e tariffe e garantire allo stesso tempo i servizi, mantenendone alta la qualità, la Regione va in direzione contraria scaricando le proprie inefficienze sulle famiglie. In una regione con un gravissimo problema di liste d’attesa, che risulta una delle peggiori in tema di mobilità passiva, che in base ai dati 2023 – gli ultimi disponibili – risulta inadempiente sui LEA in due macro aree su tre e dove sempre nel 2023 oltre 120mila persone, secondo i dati Gimbe, hanno rinunciato alle cure, aumentare l’addizionale Irpef, dopo i tagli importanti effettuati sulle ASL per rientrare dal debito sanitario e non per migliorare i servizi, lascia oggettivamente sgomenti”.
Secondo D’Albereto l’aumento in provincia di Teramo va di pari passo con i minori investimenti effettuati in questi anni sul territorio teramano rispetto alle altre province. Inoltre pone seri dubbi sulla capacità finanziaria della Regione, anche rispetto a eventuali mutui, a procedere con la realizzazione del nuovo ospedale di Teramo.
“Una misura tanto impopolare, a maggior ragione se emanata dal centrodestra – conclude il primo cittadino – palesa la totale mancanza di flessibilità del bilancio regionale, tanto che si procede a un aumento dell’addizionale IRPEF a fronte di un “buco” che, a detta dello stesso Presidente Marsilio, sarebbe di appena l’1,5% (67 milioni di euro) delle entrate regionali (oltre 4.000 milioni di euro). Di fatto, come se una famiglia con un reddito mensile di 3.000 euro non riuscisse a far fronte a una spesa imprevista di 50 euro. Come sindaco non posso che essere estremamente preoccupato dell’impatto di questa misura sulle finanze delle famiglie e per questo, oltre ad auspicare iniziative condivise da parte di tutti i sindaci a difesa delle loro comunità, invito la Regione a tornare sui propri passi e a confrontarsi con gli altri livelli istituzionali”.
