L’Aquila, sisma 2016: la marcia delle donne dell’Alta Valle dell’Aterno

Parte dalle donne dei Comune dell’Alta Valle dell’Aterno la protesta contro la ricostruzione impantanata in norme farraginose e complesse. Dopo la marcia di 50 km oggi sit-in davanti alla prefettura.

Sono partite ieri mattina alle 8,30 da Campotosto, scarponcini ai piedi per non scivolare nella neve e tanta determinazione. Decine di mamme, figlie, nonne, amministratrici locali, studentesse, imprenditrici, lavoratrici: è dalle donne dei comuni dell’Alta Valle dell’Aterno colpiti dalle scosse di terremoto che si sono succedute tra il 2016 e il 2017 che parte la protesta contro la ricostruzione impantanata in un impianto normativo incomprensibile, inattuabile, dicono. Donne che hanno deciso di alzare la loro voce – pacificamente – in un contesto nazionale in cui sono spesso le donne a farsi sentire, come si è verificato a Torino alcuni giorni fa – per dire al Governo e alla politica di non lasciare soli Comuni come Campotoso, Montereale, Capitignano, Cagnano Amiterno, Barete, Pizzoli. Cinquanta chilometri da Campotosto all’Aquila, di cui 35 percorsi ieri, i restanti oggi dal Cermone sino alla Prefettura. Al prefetto le donne dell’Alta Valle dell’Aterno diranno che la rinascita di tanti paesi, spesso piccolissimi borghi montani già destinati all’abbandono ben prima del sisma, non può avvenire nel silenzio del Governo.

Un solo cantiere relativo alla ricostruzione leggera – ossia con pochi danni – del 2016 è partito a Capitignano, uno a Montereale, mentre Campotosto è un paese consegnato alle macerie e all’abbandono. Qui l’80% delle case è inagibile, una situazione drammatica per un paese che viveva soprattutto grazie al ritorno durante l’estate dei cittadini che tornavano a riabitare le loro seconde case.

IL SERVIZIO DEL TG8: