L’Aquila, Parco urbano di piazza d’Armi: alla ditta 3 milioni in più

E’ stato raggiunto l’accordo fra il Comune dell’Aquila e la ditta aggiudicataria dei lavori per la realizzazione del Parco urbano di Piazza d’Armi, ma su di esso pesa l’occhio dell’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione.

Il progetto venne finanziato con 22 milioni di euro provenienti dal bando nazionale Piano Città e in parte dalla Legge Mancia e dalla comunità italiana in Australia. Ma l’intesa raggiunta tra Comune e ditta e messa nero su bianco nella determina dirigenziale del 30 aprile, rischia di aprire scenari incerti e forse l’avvio di un’azione giudiziaria, perché l’impresa (come riporta Il Centro), chiede e ottiene – grazie alla firma del dirigente di settore – otre 3 milioni in più rispetto a quelli con cui si è aggiudicata l’appalto. Ricostruendo brevemente la vicenda, nel 2015 la ditta Rialto costruzioni spa di Caserta ha vinto la gara con un’aggiudicazione al massimo del ribasso, di oltre il 60%. In questo modo i lavori, da una base fissata a 18 milioni di euro, sono stati aggiudicati, appunto, a poco più di 10. La società, dunque, l’anno scorso ha chiesto ulteriori fondi, ritenendo insufficienti a completare l’opera quelli presentati in sede di bando.

Una proposta che aveva mandato su tutte le furie l’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano ma aveva insospettito anche Il dirigente del settore (Vittorio Fabrizi, da alcune settimane diventato assessore alla ricostruzione) non aveva firmato l’atto. Ripreso, invece, e sottoscritto ora dal dirigente che ha preso il suo posto. In sostanza, con l’accordo vengono riconosciuti alla Rialto costruzioni spa di Caserta quasi 3 milioni di euro in più, che vengono prelevati dal ribasso d’asta.

Siamo tornati ai tempi in cui si sistemava tutto con le varianti cosa non consentita – tuona l’ex assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano – infatti si deve ricordare che qui vigeva l’appalto integrato ossia l’onere dell’aggiucatario di redigere la progettazione esecutiva, sul progetto definitivo posto a base di gara.

Dunque, l’aumento sembrerebbe non consentito dalla legge. Al momento dell’offerta, infatti, la società ha dichiarato, tra le altre cose di aver effettuato uno studio approfondito del progetto a base di gara, di averlo ritenuto adeguato e realizzabile per il prezzo corrispondente all’offerta presentata e di aver tenuto conto di eventuali maggiorazioni per lievitazioni dei prezzi che dovessero intervenire durante l’esecuzione dei lavori, rinunciando fin d’ora a qualsiasi azione o eccezione in merito. Dunque, mette in guardia Di Stefano, sull’opera, pesa l’occhio dell’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione guidata da Cantone. Sulla vicenda, chiede chiarezza anche il consigliere di Cambiare insieme/Italia dei valori Lelio De Santis.

Il servizio del Tg8