L’Aquila, la Basilica di Collemaggio restituita alla città

Non c’è aquilano che almeno una volta nella vita non sia passato sotto la Porta Santa della Basilica di Collemaggio il 28 di agosto, il giorno scelto da Papa Celestino V per concedere il perdono a tutti i credenti sinceramente pentiti dei loro peccati.

Un passaggio simbolico, che ogni anno dal 1294 – quando Pietro del Morrone divenne Papa come Celestino V – richiama fedeli da tutto Abruzzo, dall’Italia e dal mondo per quello che è stato il primo Giubileo della storia.

Da oggi quella porta torna a nuova vita, con essa tutta la basilica di Collemaggio, un gioiello artistico e architettonico, uno dei simboli più profondi dell’aquilanità, un dono prezioso fatto però a tutto il mondo da Papa Celstino V oltre sette secoli fa. Il 20 dicembre del 2017 – oggi- passerà ala storia come il giorno in cui la basilica è tornata a vivere, grazie a un imponente restauro portato a termine in due anni di effettivo lavoro dall’Eni, in sinergia naturalmente con il Comune dell’Aquila, con la Soprintendenza, con le Università italiane. All’inaugurazione è voluto essere presente il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini: “Un atto dovuto a questi cittadini e a questa città, dopo avere attraversato tante sofferenze”, ha detto il ministro. La restituzione della basilica alla cittadinanza non è soltanto un fatto spirituale, ma anche sociale secondo l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, una grande gioia per il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.

Soddisfatti i dirigenti dell’Eni, il cui apporto – oltre alla componente finanziarie del progetto, è stato quello di garantire la conservazione, la sicurezza e il miglioramento sismico della Basilica, nel rispetto della tutela del suo valore storico-artistico e culturale.

Imponente anche il lavoro della Soprintendenza, nella parte strutturale ma anche nel recupero degli arredi. Alcune opere d’arte sono state restaurate, altre sono in fase di lavoro, molte devono avviare anche dal punto di vista del reperimento delle risorse il loro percorso di restauro.

IL SERVIZIO DEL TG8:

Gli interventi:

Vittorini:

“E’ stato realizzato uno straordinario lavoro di consolidamento, sulla sicurezza, intervenendo sulla materia, sugli elementi costruttivi, su murature e pilastri, così da restituire alla Basilica forza e continuità strutturale”.

Lo ha spiegato Alessandra Vittorini, Soprintendente archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

“Più che di cambiamenti – ha aggiunto – si può parlare di ricostituzione e reintegrazione della parte crollata, il transetto, dal quale si vedeva il cielo, la cui struttura di copertura si era sbriciolata in pochi secondi così come i pilastri che la sorreggevano. Si è operato nel progettare una ricostituita unità strutturale: in tutte le chiese, il transetto è la parte più fragile, che subisce la principale moltiplicazione di sollecitazione per la sua struttura e la sua forma; il primo problema, dunque, è stato ricostituirgli unità strutturale e capacità di resistenza”.

Ovviamente, anche dal punto di vista del restauro si è lavorato – sin nei minimi dettagli – nel recupero degli elementi di pietra, decorativi, nelle finiture e negli arredi.

“Ci sono punti oltre i quali non si può andare: ci sono parti definitivamente perse che non è stato possibile ricomporre; in quei casi, l’approccio è stato di provarci fin dove è stato possibile, di riproporre fin dove c’erano elementi corretti per farlo, e altrimenti prendere atto del limite oltre il quale la reinterpretazione non è né culturalmente né scientificamente accettabile ricomponendo così, nella forma più neutra e compatibile possibile, gli elementi di raccordo. Sono stati eliminati anche elementi incongrui, per lo più danneggiati dal terremoto, forse inadeguati già in sede di costruzione, che non erano più in grado di garantire stabilità: parlo dei pilastri della navata, ad esempio, laddove alcuni pezzi non in grado di garantire resistenza sono stati sostituiti”.

Alcune opere d’arte sono state restaurate, altre sono in fase di lavoro, molte devono avviare anche dal punto di vista del reperimento delle risorse il loro percorso di restauro.

“E’ il nostro impegno per l’anno a venire: oggi è una fine, ma per noi è l’inizio di una nuova fase: a partire dal bellissimo organo barocco che valorizzava la prima campata dopo il pilastro, il cui restauro è quasi completo; vale lo stesso per le 19 tele che ornavano absidi e cappelle, che non è stato possibile recuperare prima della riapertura. E ancora, gli arredi lignei, il coro, il famoso gruppo della Madonna con Bambino in terracotta, attribuito a Saturnino Gatti, esposto al Munda e che tornerà presto a casa”.

Vittorini ha inteso elogiare il così detto ‘modello Eni’, della sponsorizzazione, cioé, delle opere di ricostruzione.

“C’è stato l’impegno importante di una grande azienda privata che ha dato uno dei contributi più rilevanti per la ricostruzione: è chiaro che se ci fossero altre riproposizioni del modello saremmo ben lieti di mettere a frutto l’esperienza maturata. Con Eni, il percorso è stato particolarmente felice e condiviso, con l’impresa e con i soggetti pubblici”.

Granata (Eni):

“Aspetto il parere degli amici dell’Aquila: da par nostro, siamo soddisfatti, orgogliosi di aver potuto lavorare con le amministrazioni pubbliche, con la Soprintendenza – c’è stato alto ingaggio operativo, ci hanno dimostrato competenza e preparazione – al restauro di un monumento di tale importanza”.

Così Claudio Granata, Chief Service & Stakeholder Relations Officer Eni:

“Abbiamo speso 14 milioni, 2 per il Parco del Sole che sarà concluso entro la prossima primavera: intanto, volevamo restituire l’Abbazia per Natale, così che gli aquilani potessero riunirsi e sorridere per le festività. Ci siamo riusciti, e in un tempo ragionevole; da parte di Eni, c’è una particolare attitudine: quando prendiamo impegni sulla realizzazione di opere per l’energia, dobbiamo farlo nei tempi e nei modi giusti. Qui, abbiamo portato la nostra esperienza, la capacità appunto di portare a compimento progetti per qualità e tempi”.

Franceschini:

“E’ una straordinaria prova di collaborazione tra pubblico e privato, una straordinaria prova delle competenze tecnico scientifiche nel settore del restauro che abbiamo e che invidia il mondo”.

Così il ministro Dario Franceschini, giunto all’Aquila per la riapertura della Basilica di Collemaggio.

“Porto un’altra notizia positiva”, l’annuncio: “stanotte, è passato un emendamento alla Camera che finanzia in modo permanente le attività del MAXXI L’Aquila con 2 milioni di euro l’anno; consentirà di avere in città un importante centro d’arte contemporanea, un’altra delle cose dovute all’Aquila, e ne dobbiamo molte altre”.

Sul Munda – e le preoccupazioni per il poco personale – Franceschini ha chiarito che:

“Stiamo assumendo mille persone, storici dell’arte, archeologici, architetti, una parte verrà all’Aquila. Vorrei tranquillizzare la direttrice: stiamo risolvendo problemi in tutta Italia, a maggior ragione li risolveremo a L’Aquila.

D’Alfonso:

Il presidente della Regione Luciano D’Alfonso sottolinea l’importanza del recupero di un simbolo dell’identita’ della citta’ di L’Aquila e restituisce il monumento nella sua interezza, rispettandone la sacralita’ e il significato storico.

Il presidente parla di “Un’alleanza tra pubblica amministrazione, universita’ e impresa e un esempio operativo di grande efficienza. Collemaggio torna ad essere fruibile al culto dopo i lavori post sisma 2009 e un investimento pari a complessivi 14 milioni di euro. La Basilica e’ stata restaurata grazie a Eni, con progettazione e direzione dei lavori curate dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L’Aquila e Cratere. Alla cerimonia sono intervenuti il ministro dei Beni e delle attivita’ culturali Dario Franceschini, il sindaco di L’Aquila Pierluigi Biondi, Claudio Granata, Chief Service & Stakeholder Relations Officer Eni, la Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio, Alessandra Vittorini e l’Arcivescovo metropolita Giuseppe Petrocchi. Poi la liturgia della benedizione della Basilica, con la traslazione delle spoglie di San Celestino V. Nel 2009 la sequenza sismica feri’ in modo evidente la basilica di Santa Maria di Collemaggio. Per rispettare le specificita’ artistiche della basilica, gli studi preliminari hanno preso in esame tutti gli aspetti di natura storica, culturale e strutturale. Gli interventi successivi di restauro sono stati circoscritti, lasciando inalterate, ove possibile, le parti originali dell’edificio”.