Ricostruzione e burocrazia: palazzo da abbattere, anzi no

Le pareti del palazzo del primo Novecento ai piedi di piazza Chiarino sono piene di arbusti che crescono indisturbati,  mentre l’intonaco viene giù sotto le intemperie che letteralmente stanno sgretolando l’unico palazzo della piazza finora non ricostruito.

Siamo nel centro storico della città, cuore della movida cittadina che si svolge tranquilla anche a ridosso di un palazzo che potrebbe essere invece pericoloso. A bloccare la sua ricostruzione ancora una volta lentezze burocratiche, ricorsi al Tar e discordanti pareri sul suo destino: abbattere o no? L’ultimo stop in ordine di tempo è arrivato il 20 settembre dalla Soprintendenza, che ha bloccato la demolizione del palazzo. Per i proprietari significa ricominciare tutto da capo. Nel 2010 la Soprintendenza espresse il suo parere positivo sull’abbattimento del condominio di Piazza Chiarino, per il quale dunque si paventava la demolizione con ricostruzione e recupero fregi. Nel 2011 progetto i proprietari hanno redatto i loro progetti ma da allora silenzio assoluto dalle istituzioni, come se la pratica fosse stata dimenticata sotto faldoni di altre pratiche. Nel luglio 2013 i condomini decidono di fare un ricorso al Tar: troppo tempo senza risposte, quando la legge impone 60 giorni per eseguire la demolizione.

La sentenza del Tar arriva il marzo 2014 e sulla base degli adempimenti stabiliti dalla sentenza del Tar, il 28 ottobre 2014 è stato indicato un commissario ad acta. E’ quest’ultimo, dopo mesi di approfondimento tecnico, a indicare (luglio 2015) la sostituzione edilizia, confermando la decisione approvata in precedenza dallo stesso Ufficio speciale per la ricostruzione (giugno 2015). La Commissione pareri dell’Ufficio speciale per la ricostruzione il 20 settembre esprime parere contrario alla sostituzione edilizia, cambiando di nuovo le carte in tavola. E la… giostra riparte da zero.

Il servizio del Tg8: