Accord Phoenix, Uil: “Qual è il futuro dei lavoratori?”

Le dimissioni del principale azionista e presidente del Cda dell’Acccord Phoenix, Ravi Shankar, gettano più di un’ombra sul futuro dei 130 lavoratori che avrebbero dovuto essere riassorbiti dalle vertenze ventennali dell’ex polo elettronico.

Le dimissioni del principale azionista e presidente del Cda dell’Acccord Phoenix, Ravi Shankar, promotore del progetto industriale da 35 milioni di eruo che ha portato all’apertura – dopo quattro anni di trattative – dello stabilimento per il trattamento e il recupero dei rifiuti elettronici all’Aquila, gettano più di un’ombra sul futuro dei 130 lavoratori che avrebbero dovuto essere riassorbiti dalle vertenze ventennali dell’ex polo elettronico.

Un’azienda voluta dall’imprenditore inglese di origini indiane proprio all’Aquila, dove oltre ai fondi di Invitalia, può contare anche su quelli provenienti dal 4% della ricostruzione e destinati allo sviluppo economico del cratere sismico. Una notizia, quella delle dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione, che ha aperto un fronte di dubbi sul futuro dell’impresa, che sembrava dovesse essere il luogo da cui potesse rialzare la testa il vecchio polo elettronico dell’Aquila. Che cosa ha spinto Shankar alle dimissioni? Forse l’inchiesta che lo vede indagato con il componente del Cda Francesco Baldarelli e il responsabile della linea produttiva Lundo per reati ambientali.

Che cosa succederà adesso che viene a mancare il principale azionista e dunque il primo finanziatore? Lo chiede con forza il sindacato provinciale della Uil, con la segretaria Clara Ciuca che invita le istituzioni – amministrazione comunale in primis – a fare la loro parte di fronte al silenzio e all’immobilismo dell’azienda.