Gran Sasso, la peggiore stagione invernale

Ventidue giorni di chiusura e 50 di apertura su un totale di cento giorni di stagione invernale. Un inverno così triste e controproducente sul Gran Sasso aquilano non si era mai visto.

A lanciare l’ennesimo, durissimo attacco alle istituzioni per le condizioni di abbandono della stazione sciistica più alta e suggestiva dell’Appennino, Campo Imperatore, è ancora una volta l’associazione Save Gran Sasso, che alla chiusura della stagione parla di caos e di non chiarezza sul fronte dei progetti di rifacimento delle strutture sciistiche, delle infrastrutture e degli alberghi. Nulla si sa – denuncia Luigi Faccia di Save Gran Sasso – dell’avvio dei lavori di sostituzione della seggiovia delle Fontari; silenzio assoluto sul fronte del Piano del Parco, alla cui approvazione è legato anche il piano d’area e, dunque, gli interventi per i collegamenti di Fossa di Paganica – Monte Scindarella, Fossa di Paganica – Monte Cristo e Monte Cristo inferiore – superiore, registrati e certificati dal Settore ricostruzione pubblica già dall’ottobre 2014. Un altro problema aperto è quello dei sottoservizi che dovrebbero attraversare il tratto da Fonte Cerreto a Campo Imperatore. Una situazione gravissima per Faccia, che sta danneggiando irrimediabilmente anche l’economia locale basata sul turismo montano.

All’associazione Save Gran Sasso risponde il vicepresidente e assessore al Turismo e alle Attività produttive della Regione Giovanni Lolli, che tranquilizza: “La Regione sta seguendo la stesura del Piano del Parco, che è lo strumento fondamentale per la gestione dei territori del Parco, per il quale siamo arrivati alla fase conclusiva – spiega il vicepresidente regionale – manca il via libera di due ultimi Comuni abruzzesi del Pescarese, dopodiché si procederà con la Vas (la Valutazione ambientale strategica)”. Una volta completata la Vas si potrà andare al Consiglio regionale, il primo passaggio importante per poter approvare il piano del Parco e con esso fare entrare in vigore i piani attuativi, tra cui il piano d’area. Quest’ultimo comprende tra le altre cose anche i tre impianti tra Fossa di Paganica e Monte Cristo, tutti in zona Sic. In particolare quello Fossa di Paganica-Scindarella è un impianto nuovo per il quale servirà l’approvazione della procedura Vinca (la Valutazione d’incidenza ambientale). “In quella sede dovremo dimostrare – chiarisce Lolli – che togliamo dei detrattori ambientali (impianti vecchi e ruderi) per cui il bilancio ambientale del nuovo impianto è favorevole e sostenibile; poi c’è il problema della sicurezza, perché la sola funivia Fontari non basta, serve una seconda fuga in caso di rotture degli impianti e di bufere”.

Infine, l’impegno della Regione a rimodulare i confini Sic: “Sono stati realizzati dalla Regione in maniera cervellotica – riconosce il vicepresidente regionale – inserendo aree antropizzate come Prati di Tivo e Campo Imperatore) ed escluse aree invece interessanti dal punto di vista naturalistico. Anche noi siamo per la revisione dei Sic, da fare però in accordo con il Parco nazionale, al quale dimostrare che non vogliamo diminuire i confini, anzi estenderli lasciando fuori, però, le aree antropizzate”. Per quanto riguarda la seggiovia delle Fontari, Lolli spiega che “occorre una Via speciale per la seggiovia, ma siamo pronti a partire anche domani. Quel che manca è la domanda del Comune e del Centro turistico del Gran Sasso”. Già allertati la presidente e i funzionari del comitato Via. Il vicepresidente della Regione, infine, approva l’attività di sensibilizzazione e “pressione” dell’associazione Save Gran Sasso, che è “utile e di stimolo a fare presto”, anche perché “perseguiamo lo stesso obiettivo di fare impianti che sono previsti dal Piano d’area. Non siamo d’accordo soltanto su un aspetto: la volontà di Save Gran Sasso di uscire dal Parco che, secondo me, non risolve il problema. I confini Sic vanno rimodulati d’accordo con il Parco nazionale, non c’è altra via da seguire se non quello delle norme, non ci sono scorciatoie da seguire”.