L’Aquila, Esposito (Usrc): “La mia non è una fuga. Ora un manager interno”

Il giorno dopo le dimissioni parla al Tg8 Paolo Esposito, il capo dell’Ufficio Speciale per la ricostruzione del Cratere: “La macchina è avviata, la mia fase si è esaurita. Meglio se si sceglierà una soluzione interna”, suggerisce.

Alle spalle una lavagna con una serie di appunti, affissi in modo ordinato, come ordinato è il suo carattere: frasi di manager anglosassoni sull’efficienza di un’organizzazione aziendale, c’è anche lo schizzo a penna di una bandiera bianca stilizzata. Indica la “resa”. Che non è una resa di conti per Paolo Esposito, manager alla guida dal 2012 dell’Ufficio speciale per la ricostruzione dei Comuni del cratere sismico, la cui sede è stata da subito voluta nel cuore del villaggio Map del Comune di Fossa. C’è anche una frase di Jack Welck che calza a pennello: “Cambia prima di essere costretto a farlo”.

Di fronte alla scrivania, invece, le foto significative di questi 6 anni alla guida dell’Usrc: con i sindaci, con i dipendenti, con qualche ministro, come quello della Coesione territoriale all’epoca del Governo Monti Fabrizio Barca, il fautore della macchina organizzativa post-sisma come la conosciamo oggi, costituita dall’Ufficio speciale aquilano e quello dei Comuni. Tra un mese circa Esposito getterà la sua “bandiera bianca”, dimissioni ragionate e riflettute da mesi, formalizzate a Roma da tempo, lasciate in stand by e annunciate ieri, accuratamente dopo il nono anniversario del terremoto.

Le motivazioni?

“Era giusto fare spazio a nuovi modelli di indirizzo, ero stato chiamato per mettere su un ufficio nel primo triennio, mi è stato poi chiesto di rimanere per un altro triennio. Penso che oggi ci sia un modello consolidato in un sistema che funziona. Trovo che sia assolutamente naturale nella mia vita di manager cambiare strada”.

A chi gli dice che è un nuovo “Schettino”, che lascia la sua nave in balia dell’imprevisto, Esposito risponde secco:

“Sei anni, tutti i giorni sui processi della ricostruzione, sui piani di ricostruzione, a lavoro in ufficio per fare spazio a chi vuole crescere non penso che sia una fuga, bensì un segnale di coerenza e di continuità”. Adesso c’è da organizzare il futuro.

“Abbiamo cresciuto delle professionalità molto forti e competenti in ambito di ricostruzione, e infatti questo modello è stato esportato nel nuovo cratere. Se potessi suggerire, direi di guardare alle professionalità presenti, che sanno dialogare con il territorio e con Roma. Sono molto ottimista”. Dunque, quel che Esposito si augura è non un nuovo manager da fuori (i direttori degli Uffici speciali sono “dipendenti” della presidenza del Consiglio dei ministri), ma dal territorio, o meglio, dall’interno dello stesso Usrc. Le strade per consentirlo ci sono, Esposito ha già avviato un dialogo con Roma per renderlo possibile.

“All’epoca c’era bisogno di un certo tipo di figura, non c’era ancora nulla, l’Ufficio doveva essere creato da zero. Oggi occorre uno ‘skill’ che sia molto forte sui processi della ricostruzione, per garantire la continuità, con un alto contenuto tecnico sui processi della ricostruzione”.

Ma sono ancora tante le criticità, su cui il successore di Esposito dovrà mettere le mani e la testa.

“Intanto io sarò qui ancora per un mese, a lavoro tutti i giorni, e già questa mattina ho firmato pratiche per 10 milioni e lo faremo fino all’ultimo giorno. Giovedì ci sarà un tavolo di coordinamento con i sindaci perché bisogna affrontare la riorganizzazione della filiera privata: primo tema da affrontare insieme all’accelerazione delle pratiche della ricostruzione privata. Non solo. Anche l’attuale metodo che lega gli stipendi del personale al settore dell’assistenza tecnica è, a mio parere, da rivedere. Occorrerà fare un nuovo dettato normativo, con un lavoro impegnativo. La ricostruzione durerà ancora alcuni anni, è fondamentale che il personale si senta al sicuro”.

Prima dell’arrivo all’Usrc, Esposito è stato direttore del personale di stabilimento dell’azienda farmaceutica Sanofi di Scoppito, proprio a cavallo della tragedia del terremoto del 2009.

“La prima vera esperienza con il sisma. Un’azienda con forte valore etico e sociale, abbiamo messo su prima un villaggio di tende, poi di casette temporanee per i dipendenti. In pochi mesi abbiamo dato alloggio a circa 500 persone. Tutti i manager erano impegnati per dare sollievo e un tetto ai dipendenti e alle loro famiglie. E’ naturale nella vita portare avanti un compito – io l’ho fatto con onestà e professionalità – e poi pensare che puoi fare anche altro”.

Ma un messaggio ai sindaci (sempre piuttosto litigiosi) del cratere sismico Esposito vuole lasciarlo:

“Continuate a credere nella ricostruzione, a battervi per il territorio, ad avvalervi della strutture dell’Usrc per tutti i processi tecnici e finanziari”, è l’appello; lasciando però intendere che, per alcuni versi, per sbloccare alcuni meccanismi un po’ viziati dal tempo e dalle abitudini, come nelle migliori coppie e famiglie, occorreva uno “schock”, un cambio di passo come quello delle sue dimissioni.

Ma sul suo futuro Paolo Esposito non si sbilancia, anche se è intuibile che un manager con alle spalle una carriera in Denso, Aeroporti di Roma e Messaggero, abbia davanti a sé una strada allettante da percorrere in qualche grande azienda privata di livello nazionale se non internazionale. Di certo, Esposito non è tipo da mollare una certezza per restare con le mani in mano.

“Adesso penso ai prossimi trenta giorni perché dobbiamo fare uscire parecchi milioni di pratiche. Poi ne riparleremo”.

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